
Le macerie rimaste dopo che l’ecomostro è stato spianato in via Boncompagni, nel quartiere Rogoredo
Milano - Giuseppe Sala e Pierfrancesco Maran ci avevano messo la faccia. Era il 10 maggio 2018, poco più di sette anni fa, e il sindaco e l’allora assessore all’Urbanistica erano andati in via Boncompagni 101, poco distante dalla stazione di Rogoredo, per assistere ai primi colpi di ruspa contro un
edificio degli anni Cinquanta, un’ex fabbrica di frigoriferi abband onata da anni.Un ecomostro nella periferia sud-est della città. Sala, annunciando una nuova regola nel Piano di governo del territorio per superare gli immobili degradati, disse davanti alle ruspe: “Cominciamo da questo, che è un buon esempio. Qui verrà realizzato un albergo, c’è una grande compagnia giapponese che sta arrivando in Europa”. Si parlava di un hotel da 430 stanze in puro stile nipponico: la prima struttura della catena alberghiera Toyoko realizzata in Italia. In Europa, invece, un hotel targato Toyoko era stato appena costruito a Marsiglia, in Francia.
Sette anni dopo, però, si scopre che quell’angolo di periferia che sembrava andasse verso un processo di rigenerazione urbana, in realtà è finito nell’elenco dei 17 progetti che, nell’arco dell’ultimo anno, sono stati stoppati con “provvedimenti sospensivi o di diniego” a seguito dell’esame del Gruppo di lavoro istituito dal Comune a marzo 2024 per valutare quelle operazioni edilizie che, per le loro caratteristiche, rischierebbero di finire al centro di inchieste della Procura su presunti abusi edilizi. Tutto da rifare, o quasi.
Il caso di via Boncompagni, certo, è diverso da quelli finiti all’onore delle cronache giudiziarie nell’ultimo anno, cioè i progetti che grazie a una semplice Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) sono spesso e volentieri andati oltre alla semplice ristrutturazione. Che il progetto di Rogoredo abbia subito uno stop preventivo dallo stesso Comune, per evitare interventi successivi da parte della Procura, lo si è appreso lo scorso 8 maggio grazie a risposta degli uffici di Palazzo Marino a un’istanza di accesso agli atti presentata dallo studio legale Dini-Saltalamacchia per conto dell’ex vicesindaco di Milano e presidente del comitato Sì Meazza Luigi Corbani.
Il progetto che riguarda il futuro dell’immobile di via Boncompagni 101, che ha subito “un provvedimento sospensivo e di diniego”, non riguarda più, però, il nuovo hotel proposto dalla società giapponese, nel frattempo archiviato. Al di là del piano attuale, comunque, il risultato finale è che per rigenerare quell’angolo di periferia ci vorrà molto più tempo del previsto. Non si muoverà più nulla finché la procedura urbanistica non sarà a prova di intervento della Procura della Repubblica.
Di anni, peraltro, ne sono già passati parecchi – sette, dicevamo all’inizio – da quei primi interventi di demolizione dell’ecomostro. Un intervento simbolico, prodromico a una strategia che poi Palazzo Marino ha in parte messo da parte per alcune difficoltà tecniche per raggiungere l’obiettivo finale, cioè l’addio agli immobili abbandonati per anni. Un obiettivo indicato dal sindaco in quell’occasione con queste parole: “Ho chiesto all’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran di prevedere nel nuovo Pgt una norma che quasi obblighi i proprietari di questi ecomostri ad abbatterli. Come? Riducendo anche abbastanza drasticamente i diritti volumetrici. In altre parole: se uno spazio è palesemente abbandonato da tanto tempo, o lo butti giù in un tempo breve oppure perdi la possibilità di costruire con i diritti volumetrici acquisiti. È una misura che Milano chiede e sarebbe una bella cosa far vedere che nella nostra città può funzionare. È una formula per spingere a ripulire Milano”.
Una strategia che la Giunta comunale ha perseguito, riuscendo anche ad abbattere altri ecomostri, oltre a quello di via Boncompagni 101. Ma in quest’ultimo caso non si è ancora concretizzata la fase due di rinascita dell’area. Tutto bloccato. In attesa di regole certe e cantieri a prova di stop della magistratura.