Milano, 20 luglio 2024 – Un’inchiesta dietro l’altra . Un sequestro dietro l’altro. Il copione non muta, se non nei dettagli. Cambia soltanto l’indirizzo del cantiere da bloccare. L’ultimo puntino rosso sulla mappa dell’edilizia sub iudice è comparso all’alba di ieri sul limitare del polmone verde dell’estrema periferia ovest della città, il Parco delle Cave, davanti allo specchio d’acqua dell’ex Cava Cabassi: lì si sono presentati i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle per sigillare l’area in cui stanno venendo su le tre torri di 9, 10 e 13 piani alte da 27 a 43 metri del progetto “Residenze Lac”, in esecuzione del provvedimento del gip Lidia Castellucci su richiesta dei pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini. Così "l’angolo di pace unico" (da definizione on line sulle pagine web dei costruttori), per mezzo secolo quartier generale di una ditta specializzata in sistemi di pompaggio e poi sito industriale dismesso e occupato abusivamente, si è trasformato in un amen nell’ennesimo capitolo della lunga e complessa contesa legale tra Procura e Palazzo Marino. Una contesa che va avanti da quasi due anni: precisamente dal 14 ottobre 2022, quando il pool coordinato dall’aggiunto Tiziana Siciliano ha acceso i riflettori sull’edificio “Hidden garden” realizzato all’interno di un cortile di piazza Aspromonte. Il primo di una serie che sembra non avere fine, anche perché di piani di intervento simili in città se ne contano circa 150.
Le ipotesi di reato su cui indagano i pm
Da una parte ci sono i magistrati, che, nel fascicolo sulle “Residenze Lac” (così come in altri), ipotizzano che l’intervento sia stato autorizzato ed eseguito in violazione delle leggi urbanistiche: spacciando per ristrutturazione ciò che in realtà sarebbe una nuova costruzione; ricorrendo a una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) in condizioni che avrebbero imposto la procedura del permesso di costruire; e sottostimando "fortemente" la monetizzazione delle aree standard a cifre definite "non minimamente credibili". Dall’altra c’è l’amministrazione di piazza Scala, che, al di là del caso specifico che vede indagati tra gli altri l’attuale direttore dello Sportello unico edilizia e tre tecnici comunali, si dice convinta di aver rispettato le regole e di aver agito correttamente, come più volte ribadito sia dal sindaco Giuseppe Sala che dall’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi. Intanto, però, le indagini si accumulano (sono 11 al momento quelle note, ma è facile pronosticare che ce ne siano altre non ancora arrivate alla fase della discovery ), partendo da presupposti che si ripetono inesorabilmente in ogni situazione. Così come i reati ipotizzati: abuso edilizio e lottizzazione abusiva.
La norma Salva-Milano, il confronto fra Palazzo Chigi e Palazzo Marino
Sul fronte politico, intanto, continua il confronto sul cosiddetto Salva-Milano, l’atto che potrebbe sanare le pratiche edilizie finite nel mirino della Procura e chiarire una volta per tutte l’interpretazione delle regole sulla demolizione, ricostruzione e ristrutturazione degli immobili nel capoluogo lombardo. Giovedì il sindaco Giuseppe Sala auspicava che la norma Salva-Milano, dopo che l’emendamento ad hoc è stato ritirato nel corso dell’approvazione del decreto Casa, possa essere recuperata in uno dei prossimi atti del Governo. Ma Palazzo Marino non intende rimanere fermo in attesa di quanto accadrà a Roma: "Quello che noi a questo punto faremo credo che sarà riprendere e cercare di velocizzare il Piano di governo del territorio per trovare una formula che metta in sicurezza gli interessi della città e di chi costruisce. Rimarremo esposti però ai rischi del passato", aggiunge Sala. In un’intervista al Giorno, nel frattempo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli avverte il primo cittadino milanese che la linea del Governo e della maggioranza parlamentare prevede di risolvere il caso Milano in due tempi ("il primo obiettivo è sanare le procedure urbanistiche del passato finite sotto inchiesta, il secondo è approvare una nuova norma sulle demolizioni e ricostruzioni") e giudica impraticabile la soluzione proposta dal Comune, cioè un atto che preveda un’interpretazione autentica delle norme urbanistiche che hanno provocato l’apertura delle indagini su vari cantieri. Morelli aggiunge che il Salva-Milano potrebbe essere inserito in uno dei prossimo provvedimenti del Governo, non necessariamente nel decreto Infrastrutture: "Ma per far ciò, tutte le parti in causa, dal Governo al Comune fino alle forze parlamentari, devono essere coese".