
Uno dei cantieri nell'area Mind, ex area Expo
Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti. Milano non è più la stessa dell’era pre-Expo 2015. Ha nuovi quartieri con grattacieli griffati, registra un’invasione di turisti mai vista prima nella storia della città, ha attratto miliardi di euro di investimenti di multinazionali. L’ultimo decennio è stato "rivoluzionario".
La rigenerazione urbana ha cambiato il volto della metropoli. In meglio, secondo il sindaco Giuseppe Sala, che ha interpretato un doppio ruolo: commissario unico di Expo fino al 2015 e sindaco di Milano dal 2016 ad oggi. In peggio, secondo quel fronte di politici, intellettuali e militanti di estrema sinistra che alla fine bolla con una sola parola lo sviluppo della città negli ultimi dieci anni: cementificazione. Un’opinione ipercritica che in realtà, nell’ultimo anno, ha conquistato un alleato eccellente: la Procura di Milano, che ha messo nel mirino una serie di progetti che hanno trasformato semplici ristrutturazioni in nuove costruzioni grazie a una Scia, cioè a una Segnalazione certificata di inizio attività.
Sviluppo o cementificazione, dunque? L’eredità dell’Expo divide la città e probabilmente continuerà a farlo anche nei prossimi anni. Il dibattito si è acceso anche nel centrosinistra. Sala tiene la barra dritta e continua a rivendicare gli effetti positivi della rivoluzione Expo, in particolare quella "internazionalizzazione" della metropoli che ha portato all’ombra della Madonnina milioni di turisti. Due numeri fanno capire bene l’entità del fenomeno: dai 5.290.162 visitatori del 2015 si è passati a 9.068.728 del 2024. Numeri che portano soldi, tanti, ai milanesi. Non solo ai commercianti del centro storico. Basta pensare agli affari della piattaforma Airbnb e agli affitti brevi che si sono moltiplicati negli ultimi anni. L’effetto Expo ha arricchito molti milanesi, ma non tutti. Anzi, forse la maggioranza dei residenti – quella che si deve accontentare di bassi salari e/o di una condizione di precarietà contrattuale – ci ha perso, perché deve pagare le case dove vivere o gli affitti degli alloggi dove stare molto di più che nell’era pre-Esposizione universale.
Contraddizioni difficili da sanare. Contraddizioni che anche il Partito democratico milanese – l’asse portante della maggioranza di centrosinistra a Palazzo Marino – ha messo in evidenza in più di un’occasione negli ultimi tempi. Anche perché urge dare una risposta politica a quella Procura che ha messo nel mirino le procedure dello sviluppo urbanistico della città. Non, magari, i grandi progetti di riqualificazione, come la rinascita degli ex scali ferroviari – allo Scalo Romana è già sorto il Villaggio olimpico per i Giochi invernali del 2026 – ma tutti quei piccoli e medi interventi che hanno visto nascere da un capannone dismesso di un piano una torre piena di appartamenti. Il caso più citato è quello dell’immobile di piazza Aspromonte. Il sindaco, pur tra qualche cedimento delle ultime settimane, per ora difende l’operato dei dirigenti e dei funzionali comunali indagati proprio per aver autorizzato progetti del genere. Non solo. Il primo cittadino avverte il Pd che far diventare Milano una meta internazionale per gli investitori e per i turisti è stata una grande impresa e che potrebbe bastar poco per ridimensionare la città. Per poi magari rimpiangere l’effetto Expo.
La tesi di Sala, però, è criticata con forza da tutta una serie di soggetti, politici e non. In Consiglio comunale i consiglieri Carlo Monguzzi (Verdi) ed Enrico Fedrighini, pur appartenenti alla maggioranza di centrosinistra, bocciano tutti, o quasi, gli atti della Giunta, in particolare quelli relativi all’urbanistica. I partiti dell’estrema sinistra fuori da Palazzo Marino fanno lo stesso, ma hanno meno eco mediatica. E poi ci sono i giornalisti e gli intellettuali che portano avanti una loro personale crociata contro la cementificazione della città. Uno dei libri che ha indicato la linea, in questo senso, già dal 2023, è “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane“ di Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbane. Più di recente, il giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto ha pubblicato “Contro Milano. Ascesa e caduta di un modello di città“. Sì, proprio il modello Milano che il sindaco Sala continua a rivendicare con orgoglio.