
Due schianti fatali. Tre motociclisti morti in 48 ore tra San Siro e corso Sempione
Milano – Due incidenti fatali nel giro di 48 ore. Due schianti molto simili per dinamica e conseguenze letali: nessun altro veicolo coinvolto; il conducente che perde all’improvviso e per motivi ancora da accertare il controllo del suo scooter; i soccorsi inutili e il decesso in ospedale. Tre morti (quattro se contiamo il rider trentaquattrenne ucciso da un’auto pirata in via Camaldoli) che fanno salire a undici il drammatico numero delle vittime sulle strade cittadine dall’inizio del 2024. Due al mese, se pensiamo che non siamo ancora a metà giugno.
Partiamo dall’ultimo caso in ordine di tempo. Ore 22 di lunedì, siamo sulla carreggiata di via Novara che porta in periferia. Il Kymco Agility 125 è guidato da Samuele Lunardi; dietro di lui, c’è l’amica Sara Capani. Sono vicinissimi a casa, probabilmente di ritorno da una serata trascorsa con altre persone a Milano: lui, 40 anni da compiere il 26 ottobre, vive a Quinto Romano a casa della madre; lei, 31 anni compiuti il 3 aprile, abita a qualche chilometro di distanza, al Villaggio Cavour di Settimo Milanese. All’altezza dell’incrocio con via Lucio Cornelio Silla, lo stradone che porta alla zona di Figino, succede qualcosa di ancora poco chiaro e su cui sono ancora in corso gli accertamenti investigativi: una telecamera riprende la sterzata improvvisa e apparentemente inspiegabile del motorino, che dalla corsia centrale si sposta repentinamente verso lo spartitraffico.
L’impatto è violentissimo: il Kymco abbatte un segnale stradale e termina la sua corsa contro il palo del semaforo, che verrà ritrovato piegato su se stesso. Samuele e Sara vengono soccorsi pochi minuti dopo e trasportati rispettivamente al San Carlo e al San Raffaele in condizioni che sembrano subito disperate: troppo gravi i traumi riportati, nella notte i medici segnalano alla polizia locale il decesso di entrambi.
I rilievi degli agenti del Radiomobile vanno avanti per tutta la notte per ricostruire dinamica e traiettorie, anche se il filmato registrato da un occhio elettronico lascia pochissimo margine alle ipotesi alternative: il conducente avrebbe fatto tutto da solo, non si sa se per un malore che gli ha fatto perdere lucidità alla guida, se per un guasto tecnico oppure per schivare un ostacolo sull’asfalto (di cui però non si trova alcuna traccia evidente nei fotogrammi visionati ieri dai ghisa). Il pm di turno ha disposto che le salme siano messe a disposizione dell’autorità giudiziaria per le autopsie e ha dato mandato agli investigatori di piazza Beccaria di sequestrare il Kymco Agility e i due caschi per gli accertamenti tecnici del caso.
Non è finita, purtroppo. La Spoon River dei centauri ci riporta alle 20.57 di sabato per dar conto di un incidente che nelle prime ore non era emerso in tutta la sua gravità. Il conducente di una Vespa Piaggio, pure in questa circostanza per cause ancora ignote, perde il controllo all’altezza del civico 33 di corso Sempione e va a schiantarsi contro due macchine parcheggiate in sosta regolare lungo il margine destro della carreggiata che conduce all’Arco della Pace: il quarantenne viene trasportato in codice rosso all’ospedale Niguarda, ma lunedì mattina i medici lo dichiarano morto.
Lo stesso destino toccato nelle stesse ore al ciclofattorino pakistano Adnan Qasim, residente a Sesto San Giovanni, deceduto per le ferite riportate nell’investimento avvenuto alle 23.40 di domenica a Ponte Lambro. L’auto che lo ha travolto, una Fiat Punto, è stata ritrovata dai ghisa non lontano dal luogo dell’incidente, in via Fantoli, con il radiatore rotto. Il conducente pirata, il ventiduenne italiano L.C., l’ha abbandonata lì per poi allontanarsi a piedi. Dalla targa, gli agenti sono risaliti al proprietario, che ha spiegato che qualche ora prima l’amico con il quale aveva trascorso la serata in giro per locali gli aveva rubato l’utilitaria in zona largo Augusto, dopo aver finto un malore.
La caccia all’uomo è durata poco più di dodici ore: i vigili hanno rintracciato il presunto pirata alle 13.30 di lunedì alla stazione ferroviaria di Rogoredo. Accompagnato negli uffici di via Custodi, il giovane ne è uscito con una denuncia a piede libero per l’omicidio stradale del rider trentaquattrenne e per omissione di soccorso. Restano stabili, invece, le condizioni dell’altro rider, pure lui pakistano di 24 anni, travolto alle 20.15 di domenica sulla pista ciclabile di via Gioia, nel punto in cui incrocia viale della Liberazione: il ragazzo è ricoverato nel reparto di Neurorianimazione del Niguarda per il grave trauma cranico riportato nell’impatto con la Bmw che l’ha investito. Rimane da capire quale dei due veicoli sia passato col rosso: la bici del ciclofattorino o la macchina grigia in arrivo dal tunnel di Porta Nuova?