MILANO – Molestie sul luogo di lavoro, umiliazioni e comportamenti violenti tra le mura domestiche. Il 60,3% delle donne lombarde ha subito almeno una forma di violenza nell’arco della propria vita, che per il 36% si è concretizzata in "minacce o aggressioni sessuali" e per il 22% in comportamenti persecutori.
Una fotografia che emerge da una ricerca promossa dallo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati, attraverso un questionario cartaceo e online diffuso tra luglio e dicembre dell’anno scorso. Un’indagine sulla violenza di genere, con un focus sulla popolazione anziana (il campione è di circa ottomila persone in Italia), mettendo a confronto la prospettiva degli uomini e quella delle donne. Stereotipi e comportamenti che in Lombardia, pur con dati in parte migliori rispetto alla media nazionale, sono ancora profondamente radicati. Il 58,8% degli uomini lombardi ritiene, sfiorando un ambito delicato come quello delle violenze sessuali, che "le donne che non vogliono un rapporto sessuale riescono ad evitarlo".
Una convinzione radicata anche nel 46,9% delle donne. Il 3-4%, tra uomini e donne, ritiene inoltre che "se una donna subisce una violenza sessuale quando è ubriaca o sotto effetto di droghe è almeno in parte responsabile". Il 13% degli intervistati, inoltre, sostiene che gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche. "L’Italia è un Paese dove imperversa ancora una mentalità patriarcale che ha radici lontane, e per questo ben profonde – spiega Erica Ardenti, alla guida del Coordinamento donne Spi Lombardia –. Molti uomini mettono in atto comportamenti di violenza non solo fisica ma anche verbale e psicologica di cui nemmeno si rendono conto. Per questo, se vogliamo avviare quella profonda rivoluzione culturale di cui sempre più parliamo, dobbiamo cominciare da una discussione con gli uomini per lo meno nel mondo degli adulti. Con i più giovani si tratta invece di mettere in atto pratiche educative innovative".
Tra gli aspetti più allarmanti, nelle risposte analizzate dai ricercatori dell’Ires Davide Dazzi e Assunta Ingenito, anche il tema delle molestie sessuali sul luogo d’impiego, visto che il 13,8% delle intervistate ancora in età lavorativa ha dichiarato di subirne.
Confrontando le prospettive, a fronte del 60,3% delle donne che ha subito almeno un comportamento violento nell’arco della vita, si rileva il 35,4% di uomini che ammette di aver messo in atto un comportamento violento. Per le donne, si riscontra una maggiore percentuale di chi ha subito da parte degli uomini più di una forma di violenza (44,6% a fronte del 20,3% con solo una forma). E se la violenza fisica, molestie o aggressioni sessuali, si attesta ancora al primo posto della triste classifica, sono sempre più sfaccettati i risvolti delle violenze psicologiche. Il 24,6% delle lombarde ha dichiarato di essersi sentita inascoltata e ignorata, il 19% di essere stata umiliata, il 18,9% di essere stata pesantemente insultata, il 17,7% di essersi sentita limitata nei rapporti con amici e famiglia.
Problemi trasversali, che vanno oltre l’aspetto economico, visto che il campione preso in esame in Lombardia non manifesta situazioni di particolare disagio economico e sociale. Da qui le richieste e le proposte avanzate alle istituzioni regionali: avviare percorsi di sensibilizzazione contro la violenza di genere fin dalle scuole dell’obbligo, favorire l’emancipazione economica e sociale delle donne sostenendole nei percorsi formativi nell’accesso al mondo del lavoro, pena più rigide verso chi commette violenze sulle donne. "Bisogna lavorare su due fronti diversi – sottolinea il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini –. Il primo consiste nel lavorare su una cultura di genere più corretta, saperla affrontare nel quotidiano. Il secondo è produrre formazione su questi argomenti, cambiare le abitudini, i propri gesti. Diventare più sensibili e intercettare. Come si fa a rendersene conto? Ascoltare chi ne subisce. Stare più in silenzio, fare tesoro delle esperienze altrui per sentirsi responsabili".