La messa pontificale in Duomo apre l’anno pastorale. Delpini: “Quanta violenza nelle case e nelle strade”

L’arcivescovo ha fatto cenno ai terribili delitti avvenuti in Lombardia nelle ultime settimane: “Il Signore ci aiuti ad essere seminatori di pace”

L'arcivescovo Mario Delpini in Duomo

L'arcivescovo Mario Delpini in Duomo

Milano – "Quanta violenza nelle case e nelle strade". L'Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, aprendo l'anno pastorale con la solenne Messa pontificale in Duomo, si è soffermato anche sui terribili delitti avvenuti in Lombardia parlando delle "tante sofferenze" che si vivono ''anche nella nostra Diocesi: drammi familiari, violenza nelle case, violenza nelle strade", e ancora "incidenti sui posti di lavoro, carceri che sono troppo spesso luoghi di tragedie e di difficoltà che sembrano intollerabili''. ''Il Signore - ha commentato - ci aiuti ad essere seminatori di pace, tessitori di relazioni che aiutino a superare queste forme di violenza. La presenza dei cristiani, l'opera della Chiesa sia un segno della benedizione di Dio''.

Nella tradizionale messa in Duomo, in occasione della festa della Natività di Maria, patrona della Cattedrale, con le letture della Messa e richiamando alcuni temi della Proposta pastorale pubblicata in giugno (Basta. L’amore che salva e il male insopportabile), Delpini ha riflettuto sul “desiderio di bene” che ogni uomo ha nel cuore, che si confronta però con il mistero del male e con la constatazione che "i nostri propositi si rivelano spesso e presto impraticabili”.

"Siamo d’accordo - ha detto facendo alcuni esempi - che la guerra è insopportabile, vorremmo una città dove sia bello abitare, ci piacerebbe costruire comunità unite, ma constatiamo il nostro fallimento". "La storia umana è una storia di fallimenti e di sconfitte del bene - ha proseguito -. Eppure lo sguardo credente legge la storia umana come storia di salvezza. Questa storia del male scoraggiante e del bene precario e fragile è la storia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Dentro il destino di impotenza e di sconfitta c’è una rivelazione dell’amore di Dio che salva".

Nell’omelia l'arcivescovo Delpini ha anche denunciato la "consuetudine preoccupante di abbandonare la celebrazione del segno che Gesù ha indicato perché si celebri il memoriale della sua opera di salvezza, cioè l’eucaristia. La Messa sembra ridotta a una cerimonia che può piacere o annoiare". In questo senso, "il ricordo del Concilio di Nicea (di cui nel 2025 si celebra il 1700esimo anniversario, ndr), può aiutare a "correggere l’inclinazione diffusa a immaginare un Dio, senza dipendere dalla rivelazione di Gesù. Forse per questo il cristianesimo si presenta con una sorta di tristezza per l’elenco delle cose che si dovrebbero fare, ignorando la gioia di essere in comunione con Gesù".

Durante la celebrazione si è svolto il Rito di ammissione di tre seminaristi della Diocesi al percorso verso il diaconato e l’ordinazione sacerdotale e di otto laici che iniziano il cammino per diventare diaconi.