
Una donna guida una protesta di lavoratori Secondo Cappelletti sul lavoro femminile «assistiamo a passi indietro»
di Andrea Gianni
MILANO
Valentina Cappelletti parte dai numeri, in una fase "strana e di grande attesa" nel mondo del lavoro, che penalizza le donne. Milano continua a fare da traino sul fronte dell’occupazione ma si pone il grande tema della casa, perché "la città continua a espellere lavoratori". La nuova segretaria generale della Cgil Lombardia, 52 anni, ha iniziato il suo percorso sindacale nel 2000, nella Fiom di Milano. Ha fatto parte della segreteria della Cgil Lombardia, nel 2023 è entrata nella segreteria della Camera del lavoro di Milano. Un sindacato in prima linea nella campagna per i referendum dell’8-9 giugno: "Andate a votare – è l’appello – un gesto semplice ma fondamentale per la democrazia".
Quale situazione ci descrivono gli ultimi dati disponibili?
"Emergono piccoli segnali di un declino occupazionale, legato anche alle tensioni internazionali. A livello regionale, nel terzo trimestre dell’anno scorso, sono stati attivati oltre 515mila rapporti di lavoro, con un saldo positivo rispetto ai 469mila rapporti cessati nello stesso periodo. Rispetto al 2023 c’è però un calo dell’8,7% degli avviamenti, e si registra ancora una netta prevalenza di uomini, che sono il 54%. Solo il 16% dei contratti, inoltre, sono a tempo indeterminato. Guardando ai dati sulle donne, scende l’attivazione dei contratti full time e anche di quelli a tempo indeterminato. La situazione peggiore riguarda le donne straniere, ma in generale assistiamo a passi indietro sul lavoro femminile".
Si assiste ancora a quel fenomeno delle “grandi dimissioni“, esploso in questi anni?
"Le dimissioni volontarie rappresentano ancora il 24,8% delle cause di cessazione del contratto di lavoro, rispetto a un 6% di licenziamenti. La mobilità spontanea è alta, così come la ricerca di determinate figure professionali. Questo permette ad alcuni di strappare migliori condizioni, mentre altri restano ai margini. Crediamo che la soluzione sia il rinnovo dei contratti collettivi, perché i miglioramenti devono ricadere su tutti".
Nel panorama lombardo, quale ruolo gioca Milano?
"È una città che esercita ancora una capacità attrattiva molto forte ma sta andando in crisi per effetto dei costi, soprattutto quello della casa".
Quali soluzioni?
"Tornare all’edilizia pubblica e incentivare l’housing sociale, attualmente insufficiente rispetto ai bisogni, oltre a sistemi per calmierare i canoni d’affitto attualmente insostenibili. In generale servirebbe un intervento pubblico più forte, perché la città così non regge. Anche le indagini sulla gestione dell’urbanistica devono far emergere una riflessione, sulla necessità di guardare avanti correggendo gli errori del passato e tenendo come faro l’interesse pubblico. Un altro grande tema è la sanità: abbiamo inoltrato tre richieste di incontro alla Regione, seguite solo dal silenzio".