Viaggio nell’ex caserma dei disperati dov’è nata la bimba lasciata al Buzzi dalla mamma

Milano, nel complesso dismesso di via Giovanni Barrella una 37enne senza fissa dimora ha dato alla luce una neonata che poi non ha riconosciuto

La palazzina abbandonata di via Giovanni Barrella

La palazzina abbandonata di via Giovanni Barrella

Milano – Catene e lucchetti ai cancelli. Da fuori, l’impressione è che sia tutto abbandonato: allungando lo sguardo oltre le sbarre del complesso dismesso di via Giovanni Barrella, una strada perpendicolare a via Palizzi, a 8 chilometri dalla Madonnina, tra Certosa e Quarto Oggiaro, non si vede che una distesa grigia con erbacce ai piedi di palazzoni dalle finestre impolverate. Ma qualche ospite non manca mai. “Disperati che si intrufolano. Vediamo luci di notte, che non dovrebbero esserci”, spiegano alcuni residenti. “Un paio di volte abbiamo segnalato intrusioni”, conferma l’amministratore di un condominio. Ed è qui, in uno di questi giganti di cemento, che ieri mattina una donna ha partorito la sua bambina.

Italiana di 37 anni, senza fissa dimora. Alle 10 è partita da un cellulare la chiamata al 118 che ha subito inviato in via Barrella un’automedica. Ma i soccorritori hanno trovato tutto sbarrato: impossibile entrare. Così hanno chiamato i vigili del fuoco, che hanno aperto un varco consentendo agli operatori di assistere mamma e neonata prestando loro le prime cure e poi accompagnandole all’ospedale Buzzi. La donna ha quindi affidato la sua piccola ai medici decidendo, salvo ripensamenti, di non riconoscerla. In un primo momento non ha voluto fornire le sue generalità, quindi il personale sanitario ha contattato il 112. Al Buzzi sono quindi arrivati i carabinieri; la donna è stata identificata ma ha espresso comunque la volontà di restare anonima e di non riconoscere la piccola. Azione legittima: il Dpr 396 del 2000 tutela le donne che, dopo il parto, decidono di dare in affidamento il figlio. Quindi è stata informata la Procura. La bimba, di 2,6 chili, in buone condizioni, è stata adagiata in una termoculla per stabilizzare la temperatura corporea.

Nel frattempo, in via Barrella, la vigilanza privata ha rimesso in sicurezza gli accessi con nuovi lucchetti. "È tutto abbandonato da anni”, racconta un residente. Al civico 4, dove secondo le informazioni raccolte sarebbe avvenuto il parto, c’è un unico corpo di fabbrica con due scale interne, che in passato è stato sede della Caserma Masarin della Polizia di Stato. L’edificio di 13mila metri quadri al civico 6, invece, un tempo era il quartier generale della Henkel per il commercio all’ingrosso di saponi, detersivi e altri prodotti per la pulizia. Ora, stando alle informazioni raccolte, è al centro di un progetto di rigenerazione urbana a cura di investitori privati. Un cartello informa di lavori di “puntellamento del solaio al piano terra per opere ispettive” dalla durata di un mese (fine prevista il 30 novembre 2022).

Un luogo che non è certo l’ideale per venire al mondo. Ma non è la prima volta che a Milano si partorisce in una “terra di nessuno": a maggio di quattro anni fa, una ragazza di 27 anni tossicdipendente aveva dato alla luce il suo bimbo in una cascina a Rogoredo, inghiottita in quello che allora era stato battezzato “Boschetto della droga”. Ad aiutarla erano stati i soccorritori del 118, chiamati sul posto da un altro habituè della zona. Mamma e bimbo erano stati quindi accompagnati alla Mangiagalli. E il neonato aveva dovuto superare una “crisi di astinenza”, con terapie necessarie nei casi di assunzione fetale di stupefacenti. Una ventitreenne invece, che viveva in tenda con il compagno (entrambi di Cagliari), all’esterno di una stazione metropolitana alle porte di Milano, non ha riconosciuto il figlioletto nato lo scorso 2 dicembre all’ospedale di Vizzolo Predabissi, a Melegnano. “Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?”, aveva spiegato ai volontari dell’Unità di Strada del Cisom Milano che hanno assistito la coppia. Il parto è diventato anonimo e si è automaticamente avviata la procedura per l’adottabilità.

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