
Marco Ferdico, Luca Lucci e Andrea Beretta: tre dei 16 imputati nel processo agli ultrà di Inter e Milan cominciato il 4 marzo
Milano, 9 maggio 2025 – "Non sono io il mandante di quel tentato omicidio". Ha continuato a parlare nell'aula bunker, a porte chiuse, difendendosi dalle accuse, come aveva fatto nelle precedenti due udienze, Luca Lucci, il capo della curva Sud milanista in carcere dal 30 settembre e uno degli imputati nel processo abbreviato, con più filoni, scaturito dalla maxi inchiesta milanese sulle curve di San Siro.
L’interrogatorio
Lucci, che già con ore e ore di domande dei suoi difensori aveva respinto la contestazione di essere a capo dell'associazione per delinquere "Curva Sud", finalizzata ad aggressioni, violenze ed estorsioni, oggi, rispondendo anche al pubblico ministero Paolo Storari, ha continuato a dire di non c'entrare nulla nemmeno col tentato omicidio dell'ultrà milanista Enzo Anghinelli del 2019, per il quale è finito in carcere anche il vice di Lucci, Daniele Cataldo.

Dichiarazioni spontanee
Lucci se l'è anche presa con l'attenzione mediatica su queste vicende e col pm a cui spesso ha detto: "io la consideravo il migliore e invece mi accusa così....". Il tutto mentre Anghinelli, presente in aula come parte civile, ha rischiato di essere mandato fuori dalla giudice per le indagini preliminari Rossana Mongiardo, la quale l'ha ammonito per due volte, perché a voce alta parlava contro Lucci e proprio nei passaggi dell'esame sul tentato omicidio. Oggi ha reso dichiarazioni spontanee anche uno degli ultrà interisti arrestati, Mauro Nepi, che ha respinto pure lui al mittente le accuse, dicendo di aver fatto "tutto e sempre per l'amore della curva".

Le prossime udienze
Chiamato a deporre dalle difese, poi, anche un ultrà interista che sarebbe stato vittima di una presunta estorsione sui biglietti da parte dei vertici della Nord. Prossima udienza il 15 maggio, quando saranno ascoltati gli imputati Renato Bosetti e Debora Turiello, la presunta "contabile" della Sud guidata da Lucci. Udienze anche il 23 maggio e il 3 e il 17 giugno, quando dovrebbero arrivare le sentenze e le decisioni in tutti i filoni.
L’agguato ad Anghinelli nel 2019…
Quanto è accaduto ad Anghinelli nell’aprile 2019 presenta inquietanti analogie con quel che è successo ieri pomeriggio intorno alle 13 in via Imbriani, sempre a Milano, nei confronti di Luca Guerrini. Anghinelli la mattina del 12 aprile di sei anni fa viene affiancato da due uomini in scooter mentre è al volante della sua Ford in via Cadore: contro di lui partono 5 colpi di pistola, uno dei quali lo raggiunge allo zigomo. Portato in ospedale, rimane in coma per diversi giorni. “Enzino”, questo il suo soprannome, è una specie di miracolato: era già sopravvissuto a un altro attentato in viale Forlanini nel 1998. Un po’ come Luca Guerrini ieri 8 maggio mentre è a bordo del suo Suv in via Imbriani.

…E quello di Luca Guerrini
In mezzo al traffico, in pieno giorno, due uomini vestiti di scuro e con casco integrale si avvicinano a bordo di uno scooter all'auto del 27enne ferma al semaforo. Il passeggero del motorino scende ed esplode tre colpi con una pistola scacciacani modificata. Due colpi si conficcano nella macchina senza colpirlo, mentre al terzo sparo l'arma si inceppa e Guerrini riesce a scendere e a fuggire a piedi. In uno zaino, all'interno del bagaglio, gli investigatori trovano una grande bandiera e uno striscione della curva milanista. Agli investigatori il 27enne racconta di essere stato seguito per un tratto di strada dai due, ma di non avere idea del motivo per cui sia diventato un bersaglio. Anzi, lascia intendere che potrebbe essersi trattato di uno scambio di persona. Una versione che non sembra credibile.

Legami pericolosi
Guerrini è certamente legato a Luca Lucci. Il 27enne, che sarebbe salito di livello nella curva dopo gli arresti di 7 mesi fa scalando le gerarchie, è anche socio di un negozio di tatuaggi e barberia di una catena, la Barber Italian Ink, gestita proprio da Lucci, sempre attento a quegli incassi. Anche su questo fronte sono in corso accertamenti. Fino a qualche mese fa, Guerrini era sottoposto a Daspo, dopo le indagini su uno striscione intimidatorio che venne messo sotto casa del giocatore dell'Inter Federico Dimarco. E dagli atti delle indagini risultava identificato assieme ad un'altra ventina di ultrà per uno scontro con i tifosi della Dinamo Zagabria nel 2022.