Sabrina, la storia della mamma che non ha riconosciuto il figlio perché vive in tenda

La donna e il compagno non possono crescerlo al gelo. Servizi sociali e sindaci contattati dalla ministra Roccella

I volontari distribuiscono bevande calde e vestiti ai senzatetto

I volontari distribuiscono bevande calde e vestiti ai senzatetto

A 23 anni ha partorito un figlio, ma non l’ha potuto tenere con sé perché lei e il compagno, che di anni ne ha 29 (entrambi sono originari di Cagliari), vivono all’addiaccio all’esterno di una stazione metropolitana alle porte di Milano.

Sabrina, questo il nome della giovane madre, per necessità non ha riconosciuto il bambino nato il 2 dicembre all’ospedale di Vizzolo Predabissi, a Melegnano, entro i 10 giorni previsti per legge: "Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?", si era giustificata la notte del 21 dicembre parlando coi volontari dell’Unità di Strada del Cisom Milano che hanno assistito la coppia fornendo generi di prima necessità. Il parto è diventato anonimo e si è automaticamente avviata la procedura per l’adottabilità.

Sul caso è intervenuta Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità: "Stiamo cercando di capire cosa è stato fatto dai servizi sociali, e cosa si può ancora fare. Ho chiamato il sindaco Sala e con lui ci stiamo mettendo in contatto con il sindaco di San Donato Milanese, dove i due giovani vivono. Partorire un figlio e tenerlo con sé è una scelta che una donna deve essere libera di poter compiere" ha scritto su Facebook la titolare del dicastero per la Famiglia, riprendendo il filo di quanto affermato il giorno prima: "Non si dica che serve una legge, perché la legge c’è. È la 194, e andrebbe soltanto attuata". "Sabrina sta meglio dopo avere assunto degli antibiotici, e anche il suo ragazzo sta bene" fa sapere Lorenzo Farini Quartara, responsabile dell’attività socio-assistenziale del Cisom Milano. Dopo il parto del bimbo – che sarebbe nato prematuro – la donna, priva di documenti come il compagno, aveva precisato di aver sofferto di perdite anomale di sangue, temendo un’infezione. Per questo Farini Quartara aveva organizzato un appuntamento alla clinica Mangiagalli di Milano, ma stando a quanto emerso, avrebbe risolto i suoi disturbi grazie alle medicine.

Rimane gravissima la situazione di marginalità sociale della coppia di senzatetto. I due erano emigrati dalla Sardegna in una città imprecisata della Germania, dove il compagno faceva il pizzaiolo. Poi, con la perdita dell’occupazione per il Covid, era seguita una lunga odissea che li aveva portati ad Amsterdam e poi a Chiasso.

Allontanati ovunque dalle autorità, da aprile sono arrivati a Milano. Hanno sempre rifiutato il ricovero in dormitorio per non essere separati. "Io non potrei vivere senza di lei e lei da sola soffrirebbe di attacchi di panico e depressione. Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, riusciremo a resistere anche a Milano" aveva chiarito Michael. Secondo Ciro Cascone, procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Milano, la scelta di non tenere il neonato da parte dei giovani genitori è stata "la più responsabile", considerando l’estrema vulnerabilità.

"Rimane l’amarezza per la situazione di emarginazione. Non sarà purtroppo il primo né l’ultimo caso di ragazzi che si perdono senza che nessuno faccia niente per accompagnarli verso un progetto di vita accettabile" ha affermato il procuratore.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro