
L'ingresso del penitenziario di Bollate
Milano, 31 luglio 2025 – Terza evasione, in un lasso di tempo ristretto, di un detenuto dal carcere di Bollate. L'uomo, autorizzato a fruire di un permesso, non è poi rientrato, alla scadenza, nella struttura detentiva. A dare la notizia è (ancora una volta) il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. "Dopo il tragico epilogo collegato all'evasione del detenuto Emanuele De Maria dal carcere di Bollate, poi suicida dopo essersi lanciato dal tetto del Duomo di Milano, e quella successiva di una donna, di circa 55 anni, ammessa a lavorare all'esterno del carcere ai sensi dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario", premette il vicesegretario regionale del Sappe Matteo Savino, "registriamo purtroppo una ulteriore evasione, questa volta di un detenuto di origine serba, anch'egli di etnia rom, nato a Garbagnate Milanese nel 1996, con una pena fissata sino all'aprile 2028 a seguito della condanna per i reati di furto in abitazione.

Ricerche in corso
Immediatamente, è stato allertato tutto il personale presente e fuori servizio e sono iniziate le ricerche dell'evaso, anche in collaborazione con le altre forze di polizia. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, "la priorità, adesso, è la cattura dell'evaso, ma a nostro avviso va necessariamente ripensato il concetto di fondo della pena alternativa al carcere, superando l'idea che essa possa essere la conseguenza di un automatismo di legge ad essa spesso connessa e non, invece, un vero e proprio istituto premiale per chi sconta la pena.

"Anche questa evasione – sottolinea ancora Capece – è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di polizia penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui".