
Andrea Sironi con Nadia Calviño, presidente della Bei e il rettore Francesco Billari
Milano – “Oggi difendere la democrazia non significa solo proteggerla da attacchi esterni, ma anche osservarne con attenzione lo stato di salute”: Francesco Billari, rettore dell’università Bocconi, ha aperto ieri l’anno accademico mettendo al centro questa sfida e la ricerca. Una scelta. “Time to Make Choices. Think Responsibly, Act with Vision“ è il titolo della cerimonia. Tra i progetti in campo, “Monitoring Democracy“, promosso dal Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’università di via Sarfatti. Una sorta di “termometro“ della democrazia, fondato su basi scientifiche. “È uno strumento indipendente, rigoroso, che raccoglie dati, indicatori e segnali per monitorare in modo continuativo la qualità democratica in Italia e in Europa”, spiega il rettore, in un contesto geopolitico dove anche la libertà accademica è messa in discussione.
“Dal monitoraggio emergono alcuni segnali – sottolinea –: cresce la percezione di inefficacia della politica, cala la fiducia nelle istituzioni. La fiducia degli italiani è riposta nella famiglia e nella scienza, forse un po’ sorprendentemente pensando all’era dell’uno vale uno e dei no vax”. Leggendo i dati italiani, la quota di persone che ritiene che “un leader forte possa governare meglio senza preoccuparsi troppo del Parlamento o delle elezioni” è però in aumento. “Monitorare tutto questo è essenziale, non per alimentare l’allarme, ma per mantenere viva la capacità di scegliere: informati, consapevoli, liberi”, ribadisce Billari.
In questo scenario le università hanno un ruolo cruciale. E possono costruire ponti. Vanno in questa direzione anche le borse di studio per giovani rifugiati e studenti ad alto potenziale provenienti da contesti svantaggiati o da paesi con instabilità politica, in particolare dell’Africa sub-sahariana. “Da questo anno accademico mettiamo a disposizione anche cinque borse di studio per i giovani rifugiati del progetto Unicore, University Corridors for Refugees di Unhcr, di cui siamo parte dal 2021, con l’obiettivo nei prossimi anni di arrivare a 10”, prosegue.
Al centro del piano strategico c’è la ricerca “per rispondere con tempestività e profondità alle grandi sfide collettive”. Tra i progetti già operativi, c’è Heal – Health Emergencies Analytics Lab, diretto da Alessia Melegaro (del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche), che era nato come Covid Crisis Lab per poi evolversi sulla scorta delle nuove emergenze. Perché “viviamo in un’epoca di permaemergenza”, ha sottolineato Billari.
Ospitato dal Centro Dondena e finanziato dalla Fondazione Invernizzi, Heal ha dato vita a un laboratorio multidisciplinare che coinvolge tutti i dipartimenti dell’ateneo attorno a tre assi di ricerca: minacce sanitarie emergenti, salute comportamentale, strategie sanitarie globali, dalla prevenzione alla preparazione e risposta alle crisi sanitarie. “L’obiettivo è fornire evidenze solide e tempestive per orientare le politiche pubbliche, contribuendo a costruire società più resilienti e consapevoli”, spiega ancora il rettore.
E nell’era dell’intelligenza artificiale, l’impegno è fare in modo che anch’essa sia accessibile, democraticamente. "Occorre creare valore evidenziando la complementarità tra la tradizione nelle scienze sociali e l’innovazione dei nuovi strumenti e tecnologie. Lo facciamo con il nuovo AI Lab in SDA, guidato da Riccardo Zecchina. E nel corso di quest’anno, abbiamo siglato un accordo con OpenAI, diventando la prima università italiana a offrire strumenti di intelligenza artificiale specializzati all’intera comunità accademica, e una delle prime in Europa a farlo con accesso equo alle tecnologie più avanzate”. Le prime aree di collaborazione includono “la simulazione con agenti intelligenti basati su teorie economiche e manageriali; la misurazione di concetti astratti da dati non strutturati come testi e video; la creazione di assistenti intelligenti per personalizzare l’esperienza educativa”.