Anna Bellisario morta per tiramisù non vegano, chiesto il processo per i produttori: l’accusa è omicidio colposo

Milano, la 20enne è deceduta per choc anafilattico dopo aver mangiato il dolce, prodotto con latte sebbene fosse indicato il contrario

Anna Bellisario, morta a 20 anni dopo aver mangiato tiramisù venduto per vegano

Anna Bellisario, morta a 20 anni dopo aver mangiato tiramisù venduto per vegano

Nuovo capitolo nell’inchiesta per la morte della 20enne Anna Bellisario, deceduta il 5 febbraio dello scorso anno, dopo aver mangiato un tiramisù venduto dall'azienda come vegano. Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Loiero e per la madre Giovanna Anoia, il primo legale rappresentante e la seconda responsabile delle linee produttive della Glg srl, azienda produttrice del “Tiramisun” con marchio Mascherpa, accusati di concorso in omicidio colposo per la morte della 20enne, deceduta dopo dieci giorni di coma per choc anafilattico provocato da tracce di latte, a cui era fortemente allergica.

A carico dei due responsabili dell'azienda, lo scorso 15 gennaio, è stata emessa dal gip Fiammetta Modica una misura di interdizione dall'attività imprenditoriale per un anno e poi a fine gennaio è arrivata la chiusura delle indagini. In realtà, come scritto dai pm, quel dolce conteneva “mascarpone”. Alla Glg, come emerso dagli atti, si “preparavano i prodotti vegani e non vegani nello stesso ambiente, in contemporanea e sullo stesso tavolo”, si confondeva nella produzione di dolci l'uso di "preparati di origine animale”, come il mascarpone, e di “ingredienti di origine vegetale”. E chi lavorava nel laboratorio non aveva una “formazione adeguata”, tanto che un dipendente aveva seguito solo un “corso di carattere generale” di “quattro ore sulla normativa vigente in tema di igiene degli alimenti”.

I due responsabili della Glg, interrogati dal gip, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, ma avevano depositato una memoria dicendosi “addolorati”. Se nell'etichetta del prodotto almeno si fosse parlato di “tracce di lattosio o suoi derivati", ha scritto il gip, la giovane "non avrebbe ordinato e consumato il dolce”, perché era sempre molto attenta. Sulla richiesta di processo dovrà esprimersi un gup, ma gli indagati potrebbero anche scegliere di patteggiare. Era stata chiesta dai pm, invece, l'archiviazione per altre posizioni iscritte nell'inchiesta, tra cui il titolare del fast food dove la ragazza aveva cenato quella sera col fidanzato.

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