Milano - Una sola foto sui social. Il volto mostrato a metà. I piercing e il rossetto come unico vezzo. Addosso una maglietta sportiva. "Anna era così: semplice, riservata, di sé raccontava pochissimo", dice un’amica. E stava sempre attenta a quel che mangiava: i suoi pranzi erano solitari per non correre il rischio di ingerire latticini, alimento a cui era iperallergica. Accorgimenti estremi anche a casa, tanto che i suoi familiari avevano smesso di consumarne per evitare pericoli. Perché anche solo una traccia avrebbe potuto essere letale.
Il malore e la morte
E lo è stata: Anna Bellisario è morta a 20 anni per uno choc anafilattico. Il malore dopo aver mangiato un vasetto di tiramisù in un ristorante vegano di corso Garibaldi a Milano durante una cena col fidanzato, il 26 gennaio. Con tutta probabilità, quel dolce non era vegan al 100%, come certificato dall’etichetta. La ragazza si è subito sentita male: è andata in bagno per cercare di vomitare, ma non ci è riuscita; poi ha perso conoscenza. È deceduta al San Raffaele nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, dopo 10 giorni di coma. Studiava Design della comunicazione all’Istituto europeo di design (Ied).
I ricordi commossi
"È terribile quello che è successo: era entrata velocemente nella mia vita, lasciando in pochissimo tempo un’impronta profonda e indelebile, ma altrettanto velocemente ne è uscita. Non ci sono parole per esprimere come mi sento – dice una sua compagna di università –. Era pacata e introversa, ma una volta rotto il ghiaccio diventava socievole". Un’altra amica ricorda: "Quando era ricoverata avremmo voluto mandarle fiori. I genitori ci risposero: ’Meglio organizzare una festa quando tornerà in classe’. È straziante ora ripensare a quelle parole". In lutto anche i vicini di casa, a Cinisello Balsamo: "Ci ha telefonato sua nonna dicendoci solo ’Anna è in cielo’ ". Ora i familiari, assistiti dall’avvocato Alberto De Sanctis, vogliono che vengano chiarite «le responsabilità» di quanto accaduto.
Commistione fatale?
Sul fronte dell’indagine è emerso un particolare che potrebbe rivelarsi decisivo: il giorno dopo il malore, i tecnici di Ats e i carabinieri del Nas hanno effettuato un sopralluogo nel laboratorio di Assago in cui vengono prodotti i dolci poi venduti nel negozio di via De Amicis da cui si rifornisce il ristorante: gli investigatori hanno scoperto che la produzione dei biscotti vegani e di una crema al mascarpone avvenivano sullo stesso bancone. Un procedimento severamente vietato, se poi si certifica la produzione di alimenti 100% vegani come il ’Tiramisun’.
A quel controllo ha fatto seguito l’avvio di un procedimento che porterà a una sanzione. Di più: il blitz ha cristallizzato una pratica che potrebbe essere alla base della contaminazione risultata fatale ad Anna. Il rappresentante legale dello stabilimento, la madre responsabile delle procedure Haccp e due dipendenti sono indagati per omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine. Presto altre persone potrebbero essere coinvolte: tracce di proteine dell’uovo, a cui Anna era allergica in misura minore rispetto ai latticini, sono state trovate nella maionese contenuta nell’hamburger che ha mangiato prima del tiramisù.
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