LAURA LANA
Cronaca

Parla Andrea Palermo, il papà della bimba rapita dalla mamma nel 2014 e ritrovata a Valencia: “Non so neppure se mia figlia sa che esisto”

Sesto San Giovanni, la figlia ora ha 14 anni ed è stata portata in un centro per minori. Il padre: “Non ho mai perso la speranza, ho provato un dolore che non si può quantificare”

A destra, Andrea Palermo con la figlia. A sinistra, una foto più recente dell’imprenditore, titolare di un pub a Sesto San Giovanni

A destra, Andrea Palermo con la figlia. A sinistra, una foto più recente dell’imprenditore, titolare di un pub a Sesto San Giovanni

Sesto San Giovanni, 5 giugno 2025 – “È una giornata incredibile, perché fuori dal credibile. Ora sono a Valencia. Sono arrivato ieri (martedì, ndr) in Spagna praticamente alla cieca”. Risponde così al telefono Andrea Palermo, mentre tutta Sesto San Giovanni, la sua città, lo aspetta per abbracciarlo nel suo pub e brindare con la birra Ipa battezzata col nome di sua figlia.

Rapita nel 2014 dalla madre Carlotta e nascosta per 11 anni, a marzo era stata finalmente localizzata. Ieri la svolta con l’arresto della donna e del suo compagno, oltre che della nonna materna e di un altro familiare, accusati di sequestro di persona aggravato e sottrazione internazionale di minore.

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Andrea, cosa è successo?

“Sono arrivato oggi (ieri, ndr) a Valencia. Martedì ero a Barcellona. Sono stato ricevuto al Consolato. Tutti molto gentili e sul pezzo: hanno ben chiara la vicenda. La Procura non mi aveva detto nulla. Ero qui praticamente alla cieca. Qualche giorno fa mi avevano chiamato, dicendomi: ‘Sarebbe bene se il 4 giugno si facesse trovare a Valencia’. Pensavo che servisse una mia firma per riportare mia figlia in Italia, per accompagnarla o autorizzare qualcosa. Del resto, lei è da anni in Spagna come un fantasma: non ha carta di identità, non esiste per nessuna anagrafe, non ha frequentato la scuola né fatto alcun vaccino. Nemmeno nella palestra dove si allena è registrata con un documento”.

Quindi, non si aspettava questa svolta?

“No, assolutamente. Ho saputo degli arresti all’ultimo. La Procura non mi aveva anticipato nulla di questa operazione. Ho preso un avvocato anche qui, perché da marzo a oggi ho fatto avanti e indietro più volte. Siamo andati prima in tribunale e poi dalla polizia”.

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Dopo cosa le hanno detto?

“Che hanno arrestato prima il fidanzato di Carlotta e poi lei. Entrambi sono in carcere con un mandato di arresto europeo. Si temeva che potessero nascondersi da qualche altra parte, come hanno fatto per oltre dieci anni, dopo che erano stati trovati a marzo. In Italia sono ai domiciliari la nonna materna e il suo compagno, accusati di aver sempre aiutato Carlotta a fuggire e non essere rintracciata. Come ho sempre sostenuto io. In tutto questo tempo, aveva sempre dichiarato di non sapere che fine avessero fatto sua figlia e sua nipote. ‘Abbiate rispetto per una nonna che soffre’, aveva detto anche davanti alle telecamere”.

Che cosa le lascia questa storia?

“Ma non è mica finita. Oggi (ieri, ndr) c’è stata una svolta importante. Si è messo un punto a questo capitolo della sparizione. Ma è lunga ancora. Certo, vivo un senso di giustizia nonostante i tempi lunghi”.

Non è contento?

“Sì, ma non salto di gioia”.

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Ha visto finalmente sua figlia?

“Non ancora. Ed è per questo che non riesco a essere felice a pieno. È stata portata in un centro minori. Stiamo cercando di capire quale, perché non è ancora stata registrata. Anche il Consolato ci sta aiutando. Io resto in attesa”.

Quando l’ha vista l’ultima volta?

“Aveva 3 anni. Eravamo a un incontro protetto, perché Carlotta nel 2012 l’aveva già portata via e nascosta per due anni a Bologna a casa di un amico. Mi aveva accusato di maltrattamenti, poi giudicati inesistenti: fu condannata per calunnia. È impossibile capire il perché di tutto questo. È impossibile quantificare i danni morali, lo stress, il dolore. Le ore, i giorni, gli anni passati tra avvocati, tribunali, forze dell’ordine. A cercare documenti, a dimostrare che ti hanno strappato tua figlia. Non ho mai smesso di lottare, non ho mai perso la speranza. Non potevo lasciarmi andare alla disperazione e non posso arrendermi proprio ora. L’ultima immagine che ho di lei sono i suoi capelli biondi e la manina che prendeva un peluche che le avevo portato. Ora ha 14 anni e non so neanche se sappia della mia esistenza”.