LAURA LANA
Cronaca

Sesto saluta il padre del Parco Nord. Un bosco che abbraccia 7 Comuni: "Il sogno di Borella diventato realtà"

L’addio all’architetto e paesaggista, a lui si deve la nascita del polmone verde, oasi che compie 50 anni. Piste ciclabili, orti, laghetti: "Ci lascia un patrimonio vivo e una comunità più attenta alla cura dell’ambiente".

L’addio all’architetto e paesaggista, a lui si deve la nascita del polmone verde, oasi che compie 50 anni. Piste ciclabili, orti, laghetti: "Ci lascia un patrimonio vivo e una comunità più attenta alla cura dell’ambiente".

L’addio all’architetto e paesaggista, a lui si deve la nascita del polmone verde, oasi che compie 50 anni. Piste ciclabili, orti, laghetti: "Ci lascia un patrimonio vivo e una comunità più attenta alla cura dell’ambiente".

"Nel 1983 mi è stato dato in mano il mestiere più bello del mondo, per fare quello che per me è diventato il lavoro di una vita, il Parco Nord. Quest’area era assolutamente nuda, salvo un po’ di grano. L’allora consorzio era in grave crisi, perché da oltre 10 anni si parlava del Parco Nord e ancora non c’era un albero". Iniziava così il racconto di Francesco Borella, il padre fondatore e anima del Parco Nord Milano. Classe 1937, architetto, urbanista e paesaggista visionario, sognatore nella realtà, è grazie a lui se da mezzo secolo l’area metropolitana può vivere un bosco straordinario, che attraversa e abbraccia sette Comuni.

L’ideatore di questo polmone urbano, suo primo direttore fino al 2000, si è spento ieri, nel 50esimo anniversario della sua opera. "Da assessora ho vissuto in prima persona il momento cruciale in cui, sotto la sua direzione, si iniziò davvero a fare il parco. Piste ciclabili, orti, laghetti, passerelle di scavalco delle strade, tanti boschi e nuove aree si sono aggiunte anno dopo anno", ricorda l’ex sindaco di Cinisello Daniela Gasparini. Il suo arrivo diede il via a due campagne di rimboschimento straordinarie a Cinisello: 40mila piante messe a dimora quello stesso anno e altre 35mila nel 1984, avviando così la trasformazione delle aree industriali dismesse della Breda. Quattro architetti, prima di lui, ci provarono. "C’era l’idea di un verde di grandi attrezzature sul modello del Prater di Vienna e dei Giardini di Tivoli, ma qui siamo dentro un aeroporto!", raccontava Borella. Che invece sogna - e realizza - un grande bosco, fatto di spazi vuoti, radure, “strade” che seguono il corso delle acque.

"Non ha solo avviato un parco, ma ha posto le basi per un modello di gestione urbana del verde, unendo rigenerazione ambientale e coesione sociale - sottolinea Gasparini -. Ci lascia un patrimonio vivo e meraviglioso e una comunità più attenta alla cura dell’ambiente". Borella lascia un polmone di 790 ettari che continua a crescere, annettendo nuovi terreni, come quelli della Balossa. Ora Legambiente rilancia questo modello. "Ha insegnato agli ambientalisti che la rigenerazione urbana e la biodiversità sono connessi al disegno del paesaggio, in una nuova idea di pianificazione del territorio - spiega la presidente Barbara Meggetto -. La sua lungimiranza di pensiero si traduca ancora in azioni concrete per cambiare la vita in città, creando “una cintura verde di connessione tra Parco Agricolo Sud Milano e Parco Nord”: una visione anticipatrice dell’idea di Parco Metropolitano Milanese che oggi merita di essere ripresa e sviluppata". Borella ha segnato un metodo chiaro, dice anche il sindaco di Cinisello Giacomo Ghilardi. "A lui dobbiamo uno dei simboli più belli del nostro territorio. Lo ha fatto con professionalità lavorando per il bene pubblico". Per alcuni anni, smessi i panni del direttore del parco, aveva collaborato con il Comune di Bresso. "Eravamo alle prese con la progettazione del Parco della Pace. “Qui dobbiamo realizzare un grande ponte arboreo. La gente che passa deve capire che è dentro il Parco Nord”. Stiamo parlando di via Bologna - rivela l’ex sindaco di Bresso ed ex presidente di Parco Nord Giuseppe Manni -. Dopo vent’anni si comincia a vedere il bellissimo glicine che ci regala uno spettacolo".