
Il pm Paolo Storari; nel riguadro Alex Cologno (alias di Islam Hagag)
Milano, 15 settembre 2025 – Ai domiciliari ci è rimasto appena due settimane. A casa era tornato lo scorso 26 agosto, su decisione del Riesame. Giovedì scorso, però, Islam Hagag, meglio noto come Alex Cologno, ha pensato bene di affacciarsi dal balcone e di iniziare a parlare della sua vicenda processuale con alcune persone che lo ascoltavano sul marciapiedi, insultando il pm dell’indagine Doppia Curva Paolo Storari.
Lo sfogo-comizio è stato immortalato in un video ed è finito al centro di un’annotazione della Squadra mobile; sulla base di quelle informazioni, lo stesso magistrato della Dda ha inviato al giudice Rossana Mongiardo una richiesta di aggravamento della misura cautelare. E così sabato Hagag è tornato dietro le sbarre, a Monza.
Il trentaseienne Alex Cologno è stato arrestato il 30 settembre 2024 nella maxi operazione della Mobile, guidata dal dirigente Alfonso Iadevaia, che ha decapitato i vertici del tifo organizzato di fede rossonerazzurra.
Un’indagine che ha acceso i riflettori da un lato sulle infiltrazioni del clan Bellocco nella Nord e dall’altro sul regno dell’allora leader della Sud Luca Lucci.
Il legame con Lucci
Tra i fedelissimi del Toro c’era pure Hagag, ritenuto uno degli esponenti di spicco della presunta associazione a delinquere di stanza al secondo anello blu e vicinissimo pure a Fedez: basti dire che pochi giorni prima di finire in manette, Alex Cologno e Christian Rosiello erano a Parigi in compagnia del rapper.
Gli accertamenti investigativi hanno accreditato Hagag di numerose "entrature calabresi”, che, secondo le carte, gli avrebbero consentito di infilarsi nell’organizzazione del concerto (poi saltato) di Fedez il 6 agosto 2024 al Calura di Roccella Jonica; senza dimenticare le esibizioni “di altri artisti” in quattro locali di Catanzaro Lido, Corigliano Calabro, Roccella Jonica e Gioia Tauro, grazie alla sua mediazione e a quella della società “Why Event” legata a Lucci.
Progetti perfezionati anche grazie a un personaggio indicato come "cugino Ciccio”. Vale a dire Francesco Barbaro, secondo la Dda: trentaquattrenne di Locri, “figlio di Rocco Barbaro, nato a Platì il 30 giugno 1965, inteso ‘u Sparitu’, uno dei più importanti elementi della ’ndrangheta del mandamento jonico”.

La storia processuale
Processato in abbreviato, il 17 giugno Hagag è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Il 26 agosto, poi, il Riesame ha disposto per il trentaseienne la sostituzione della misura cautelare: dal carcere ai domiciliari, nell’appartamento di Cologno Monzese in cui vivono anche moglie e figli, con applicazione del braccialetto elettronico e “divieto di comunicazione, con qualsiasi mezzo, con persone diverse da quelle con cui coabita”.
La sera dell’11 settembre Hagag ha trasgredito le norme: come si legge nel provvedimento del giudice, “veniva avvistato dal personale di polizia giudiziaria mentre colloquiava dal balcone con due soggetti sconosciuti, fermi sul marciapiede antistante al condominio, raccontando loro la propria vicenda giudiziaria, del tutto incurante dei passanti che transitavano sulla pubblica via, pronunciando, altresì, epiteti ingiuriosi nei confronti del pubblico ministero titolare del procedimento e alludendo ad accuse infondate”.
Per il giudice Mongiardo, Hagag ha dimostrato con il suo comportamento "l’incapacità di rispettare le regole e le prescrizioni imposte”. E ancora: “L’episodio citato, al contrario, si inserisce nell’ambito delle stesse logiche di prevaricazione e di disprezzo del comando giudiziario già diffusamente valorizzate nei vari provvedimenti resi nel giudizio, imponendo pertanto, attesa la violazione del presidio meno afflittivo applicatogli, il ripristino della custodia cautelare in carcere”.