
Alessia Pifferi, 37 anni ha rinunciato ad essere presente perché aggredita in carcere
Milano – C’è anche un neuropsichiatra infantile, Stefano Benzoni, tra gli specialisti che dovranno sondare la mente di Alessia Pifferi scavando anche nel passato, per stabilire se fosse capace o meno di intendere e di volere quando abbandonò la piccola Diana. Ieri i giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno nominato il pool di periti incaricati dei nuovi accertamenti, fissando per il 26 marzo il primo colloquio nel carcere di Vigevano con la 38enne condannata in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nella casa in via Parea, nel luglio del 2022. Oltre a Benzoni, sono stati incaricati lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini e la neuropsicologa Nadia Bolognini. A loro si aggiungono i consulenti nominati dalle parti.
La donna ieri non era presente in aula, in quanto ha subito un’aggressione da parte di un’altra detenuta, che l’ha colpita con un pugno sul volto causandole quattro punti di sutura. E si è acceso anche uno scontro sull’acquisizione, nel processo d’appello, di atti dell’inchiesta parallela a carico di psicologhe all’epoca in servizio a San Vittore, che secondo l’accusa avrebbero manipolato il test di Wais per far risultare un deficit cognitivo, tentando quindi di indirizzare la successiva perizia psichiatrica super partes che, però, ha ritenuto la donna capace di intendere e di volere. L’avvocato Emanuele De Mitri, legale delle parti civili, la sorella e la madre di Alessia Pifferi, ha chiesto in particolare di tenere conto nel processo anche delle circostanze con cui fu effettuato quel test.
Acquisizione a cui si è opposta la Procura generale, in quanto "inammissibile" e "tardiva", dopo che Il pm di Milano Francesco De Tommasi (titolare dell’inchiesta sulla morte di Diana e anche delle indagini sul caso delle psicologhe) ha depositato nel fascicolo gli atti del filone bis, chiuso a gennaio, sulle presunte manipolazioni sugli accertamenti psichiatrici sulla donna, che vede indagati per ipotesi di falso e favoreggiamento la legale dell’imputata, l’avvocata Alessia Pontenani, e alcune psicologhe.
I giudici hanno però respinto la richiesta di una "rinnovazione istruttoria" basata su atti dell’inchiesta parallela: avrebbe le caratteristiche di "irritualtà, irrilevanza e non decisività", hanno motivato, anche perché si tratta di "fonti di prova già note alla pubblica accusa di primo grado eppure mai versate in atti" e "per logico portato inconferenti con uno dei temi di causa e cioè l’imputabilità". "Le pretese suggestioni e il supposto esito artefatto del test di Wais (...) non hanno in alcun modo condizionato la successiva perizia" eseguita nel processo di primo grado, "nè potranno condizionare l’esito della perizia collegiale" nel processo di secondo grado.