REDAZIONE MILANO

Alessia Pifferi e il processo d’appello, l’accusa: nessuna incapacità di intendere e volere

La donna condannata in primo grado all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana. No del pg Tontodonati a una nuova perizia

Alessia Pifferi condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana

Alessia Pifferi condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana

Milano, 10 febbraio 2025 - "Non c'è nessun elemento che possa far

pensare a una incapacità. Se l'uomo della strada può pensarlo per

l'efferatezza del fatto, incomprensibile per il comune sentire - aver

abbandonato la figlia per giorni -, non ogni delitto efferato si

spiega con l'incapacità di intendere e volere".

Lo afferma l'avvocato generale Lucilla Tontodonati, rappresentante della procura generale di Milano, nel processo d'appello che vede imputata Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della figlia Diana abbandonata per sei giorni e lasciata morire di stenti

nell'estate 2022.

L’udienza

Nell'udienza in cui si discute sul concedere o negare una nuova perizia psichiatrica, la pubblica accusa ricorda la lucidità dell'imputata nel rispondere davanti al giudice delle indagini preliminari, così come in aula, oltre che nelle risposte fornite al perito del tribunale il quale ha certificato che "non c'è nessuna incapacità cognitiva o disturbo della personalità che possa aver influito sulla capacità" della 38enne.

Inoltre, la pubblica accusa sostiene la "totale irrilevanza" di alcune recenti lettere scritte in carcere dall'imputata - allegate al fascicolo dalla difesa - perché "anziché dimostrare un'incapacità o un difetto cognitivo potrebbero invece essere interpretate come un lucido disegno difensivo".

Il test Wais

"Non c'è nessuna necessità neanche di sentire il perito quando si sono avute risposte assolutamente soddisfacenti su tutto" aggiunge davanti alla Corte d'assise d'appello chiamata a decidere se concedere una seconda perizia chiesta dalla difesa. Inutile per la rappresentante dell'accusa ripetere il test Wais - che potrebbe dare un risultato non genuino -; così come pensare che la documentazione scolastica in cui emerge un "disturbo di relazione" possa 'sollevare' Alessia Pifferi dall'essere imputabile. La documentazione scolastica prova, una volta in più, l'inattendibilità del test Wais perché emerge una persona non brillante, ma che è capace, interagisce con la realtà, si relaziona. Questa documentazione non è atta a scalfire minimamente la perizia e anche la cartella sanitaria" presentata dalla difesa "appare confusa" aggiunge la pg Tontodonati che si oppone alla riapertura del dibattimento.