ANDREA GIANNI
Cronaca

Alessia Pifferi e la nuova perizia psichiatrica, nominato il pool di periti. “Io aggredita in carcere a Vigevano”

Milano, la 38enne condannata in primo grado per omicidio volontario aggravato: ha lasciato morire di stenti la figlia Diana. Respinta la richiesta della parte civile di acquisire gli atti del filone bis

Alessia Pifferi e la nuova perizia psichiatrica, nominato il pool di periti. “Io aggredita in carcere a Vigevano”

Milano, 28 febbraio 2025 – È stato fissato per il prossimo 26 marzo il primo incontro, nel carcere di Vigevano, tra gli specialisti che si occuperanno della nuova perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano e Alessia Pifferi, la 38enne condannata in primo grado per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, a Milano.

Lasciò morire la figlia. I giudici sulla mamma: nuova perizia psichiatrica
La 38enne Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo in primo grado, nella foto insieme al legale Alessia Pontenani

Oggi i giudici hanno nominato il pool di periti: lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni. Specialista, quest'ultimo, nominato in quanto il quesito posto dai giudici oltre che sulla capacità di intendere e di volere verte anche sull'analisi dell'infanzia di Alessia Pifferi (oggi non presente in aula in quanto ha subito un'aggressione da parte di una detenuta nel carcere di Vigevano) e su eventuali traumi che potrebbero aver influito sul suo percorso di crescita. A loro si aggiungono i consulenti nominati dalla Procura generale e dalla difesa, mentre le parti civili (la sorella e la madre di Alessia Pifferi) si sono riservati sulla nomina.

L’istanza e il filone bis

Il legale delle parti civili, l'avvocato Emanuele De Mitri, ha chiesto anche di acquisire nel processo d'appello alcuni degli atti, relativi in particolare al test di Wais eseguito nel carcere di San Vittore, dell'inchiesta parallela a carico di alcune della psicologhe del penitenziario, tenendo quindi conto delle presunte manipolazioni. Acquisizione a cui si è opposta la Procura generale, in quanto "innammissibile" e "tardiva", dopo che Il pm di Milano Francesco De Tommasi (titolare dell'inchiesta sulla morte di Diana e delle indagini sul caso delle psicologhe) ha depositato nel fascicolo anche gli atti del filone bis, chiuso a gennaio, sulle presunte manipolazioni, secondo l'accusa, sugli accertamenti psichiatrici sulla donna, che vede indagati per ipotesi di falso e favoreggiamento la legale dell'imputata, l'avvocata Alessia Pontenani, alcune psicologhe e anche Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa.

La guerra di perizie

Con questa iniziativa, in sostanza, il pm, dopo aver dato avviso alle parti del deposito, ha messo a disposizione di difesa e parti civili nel processo d'appello in corso, sulla morte della bimba di meno di un anno e mezzo, anche quelle carte dell'altra indagine sui tentativi di indirizzare, per l'accusa, pure l'esito della perizia psichiatrica nel primo grado verso un "vizio parziale di mente". Ossia per farla passare per affetta da deficit cognitivi simulando disturbi mentali, mentre, in realtà, per l'accusa è sempre stata lucida. La perizia stabilì, comunque, che la donna era capace di intendere e di volere.

Il test di Wais: no alle parti civili

La richiesta della parte civile è stata respinta: "Le pretese suggestioni e il supposto esito artefatto del test di Wais, eccepiti dalla parte civile richiedente, non hanno in alcun modo condizionato la successiva perizia" eseguita nel processo di primo grado dallo psichiatra Elvezio Pirfo, "né potranno condizionare l'esito della supposta perizia collegiale" nel processo di secondo grado. E una "rinnovazione istruttoria" acquisendo alcuni degli atti dell'inchiesta parallela a carico di alcune psicologhe del carcere di San Vittore, avrebbe le caratteristiche di "irritualtà, irrilevanza e non decisività", anche perché si tratta di "fonti di prova già note alla pubblica accusa di primo grado eppure mai versate in atti" e "per logico portato inconferenti con uno dei temi di causa e cioè l'imputabilità". Queste le motivazioni addotte dai giudici della Corte d'Assise d'Appello. "A nostro avviso avrebbe in valore aggiunto - spiega l'avvocato Emanuele De Mitri, legale dei familiari della donna, parti civili - perché quei documenti consentirebbero ai periti di esaminare come si è arrivati a somministrare in carcere quel test di Wais senza alcuna diagnosi clinica". È stata quindi fissata una nuova udienza per il 2 luglio, quando si discuterà sulla nuova perizia che dovrà essere depositata entro i prossimi 90 giorni.