Porto Mantovano, 26 giugno 2025 – Qualche giorno fa la prima comparsa, in un allevamento del Nuorese. Ora la Lumpy skin disease, dermatite che colpisce i bovini (e non è pericolosa per gli esseri umani), è sbarcata sulla penisola, facendo il suo “debutto” in un’azienda agricola di Porto Mantovano
Si tratta di un allevamento di bovini da carne che ì stato posto sotto sequestro, dopo che la malattia è stata riscontrata in uno degli animali campionati. Le analisi sono state eseguite dopo che il 21 giugno scorso è risultato affetto un bovino di un allevamento sardo dal quale provenivano animali giunti in due aziende della Lombardia, una in provincia di Mantova e una di Cremona. Lo hanno spiegato le direzioni Agricoltura e Welfare della Regione. I veterinari di Ats Val Padana, quindi, hanno eseguito operazioni di rintraccio dei capi, visite cliniche ed accertamenti diagnostici inviati al Centro di Referenza nazionale.
Alla luce del caso positivo sono state immediatamente attivate tutte le misure previste dalle norme vigenti, quindi sequestro e blocco dell'allevamento e creazione di zone di restrizione, più precisamente la zona di protezione di 20 chilometri e la zona di sorveglianza di 50. Nel frattempo sono iniziati controlli di tutti gli animali arrivati dalla Sardegna per accertare i contagi da dermatite nodulare, malattia non normalmente presente nell'Unione Europea che non colpisce l'uomo né direttamente né attraverso il consumo di carni e latte, per cui è richiesta in caso di insorgenza l'eradicazione immediata.
Sono quindi tre i focolai di questa malattia, nota come dermatite nodulare contagiosa – due in Sardegna e quello lombardo –potenzialmente devastante per il settore primario e, in generale, l’economia.

Le misure
In Lombardia è subito scattato un protocollo di quarantena immediata, rintraccio dei movimenti e instaurazione di una zona di protezione nel raggio di 20 chilometri e una di sorveglianza, più ampia, nel raggio di 50 chilometri.
In Sardegna è stato imposto un blocco di dieci giorni per ogni movimentazione in uscita di bovini, ovicaprini conviventi, latte crudo, colostro, ovociti, embrioni e pelli da tutta la Sardegna. All’interno dell’isola gli spostamenti da zone libere rimangono possibile solo previa visita clinica; dalle zone di restrizione servono inoltre trattamento insettorepellente e PCR negativa su tutti i capi coinvolti. Le macellazioni restano consentite entro 24 ore dall’arrivo al mattatoio.
L’arrivo del virus
Il patogeno, secondo un’indagine epidemiologica subito attivata, sarebbe arrivato tramite insetti ematofagi portati dai venti dall’Africa settentrionale. Ci sono altre piste, però, che “seguono” in parte la traccia dei casi identificati: s
otto la lente ci sono le movimentazioni di animali fra Sardegna, Mantova e Cremona avvenute nelle ultime settimane.Ora si studiano le mosse per evitare una diffusione potenzialmente dannosissima della malattia. Il ministero della Salute ha richiesto il supporto del Veterinary Emergency Team dell’Unione Europea, atteso in Italia nei prossimi giorni per valutare l’efficacia delle misure adottate e per consigliare ulteriori azioni di contenimento. Sul tavolo c’è anche la possibilità di vaccinare in emergenza i bovini nelle aree a maggior rischio.

I pericoli della patologia
Si tratta di una malattia che normalmente non circola nell’Unione; alla prima comparsa vanno attivate misure di eradicazione immediate. Grave l’impatto economico: febbre, lesioni cutanee e calo produttivo si traducono in perdite dirette per l’allevatore, mentre le restrizioni sanitarie bloccano i flussi commerciali.
Il virus non si trasmette all’uomo, ma danneggia la filiera lattiero-casearia e della carne. Il vettore principale di trasmissione sono mosche, zanzare e zecche; il rischio aumenta con temperature miti e ristagni d’acqua.
I compiti degli allevatori

Anche i titolari di aziende agricole e allevamenti sono invitati a giocare un ruolo importante nella battaglia contro la dermatite nodulare contagiosa. Lungo l’elenco delle azioni consigliare: limitare l’accesso ai visitatori, disinfettare mezzi e attrezzature, isolare ogni nuovo capo in entrata. Si consiglia poi un controllo clinico quotidiano dei capi in allevamento: febbre, noduli cutanei (testa, collo, tronco, mammella e arti), lacrimazione, scolo nasale e zoppia, se presenti, vanno segnalati subito ai servizi veterinari.
In prima persona gli allevatori sono chiamati a condurre trattamenti insetticidi nelle stalle, rimuovere eventuali ristagni, utilizzare repellenti sugli animali. L’anagrafe bovina deve essere aggiornata in tempo reale, registrando ogni movimento in entrata.