
L'articolo riflette sulla nostalgia dell'estate di San Martino e sul cambiamento dei tempi, evidenziando la trasformazione delle tradizioni e dei valori familiari nel corso degli anni.
Maietti
Chi si ricorda più dell’estate di San Martino? Sonnecchia su qualche solaio tra le pagine di libri delle Elementari che nessuno adotterebbe più. Quando si era di poverissima cultura (oltre che di poverissimo desco), si andava a scuola con il leggerissimo fardello di una cartella di cartone contenente astuccio di legno con unica penna, un quaderno a righe e uno a quadretti e l’abbecedario di collodiana memoria. Oggi i bambinetti di prima Elementare potrebbero contrarre scoliosi precoci sotto la soma di zaini assai più comprensibili alle spalle degli alpini. Si salvano i bambinetti, perché gli zaini sono rassegnatamente portati dai nonni: questi ultimi alpini sono pure stati in qualche caso, ma qualche gruzzolo di anni fa. Quando scriveva Cesare Angelini: "In quei giorni si vedevano uscire da questo o da quel cortile uno o due carri dov’erano ammonticchiati i poveri stracci delle famiglie che facevano il trasloco, con le pentole e la madia, il quadro di Sant’Antonio e la piccola scorta di meliga; e, seduta in cima con il suo ultimo in braccio, la madre si voltava indietro a guardare il paese che li cacciava via". In questi giorni di resuscitata nebbia, ti balenano quei carri cigolanti via dalla cascina con un lume avaro appeso al carro a rompere il buio che nascondeva quel doloroso partire. In fondo poi è sempre San Martino. Si va verso altre cascine. Non può non giovarti l’esempio dei padri che andavano "sotto un cielo d’acqua verso l’avventura del nuovo posto e del nuovo padrone". È Sanmartino il rintocco dei tuoi anni, quel naturale incamminarsi ad occidente. È Sanmartino il posto improvvisamente vuoto accanto al tuo. È Sanmartino il fuoco spento nel camino dei tuoi vecchi, che si son fatti troppo vecchi per ricordarsi di quanto ti piaccia la fiamma del focolare. È Sanmartino il domani che ti aspetta. Bisognerà preparare il carro. E pensare che i tuoi vecchi l’hanno fatto prima di te, staccandosi con il magone muto delle foglie di novembre. Il meteo ha predetto nebbia fitta, non solo in Val Padana.