PAOLA ARENSI
PAOLA ARENSI
Cronaca

Effetto Covid, crollate le rapine in banca nel Lodigiano

Decisivo l'ingresso nelle filiali solo su appuntamento. La Fabi: "Colpi drasticamente calati nell'ultimo triennio"

Ettore Necchi della Fabi di Lodi

Lodi, 12 febbraio 2021 - Nell’ultimo triennio le rapine in banca del Lodigiano sono passate da circa 20 l’anno a 5. E ai tempi del Covid, con l’accesso alle filiali solo su appuntamento, la situazione è ulteriormente migliorata. Il bilancio arriva da Ettore Necchi, dirigente nazionale della Federazione italiana bancari di Lodi. Dottor Necchi, le banche lodigiane sono attente al tema sicurezza? “Ora sì, anche se siamo partiti noi arrivando a un verbale di accordo tra banche e Prefettura a tutela del settore. C'è sempre da migliorare, però adesso gli istituti sono attenti perché il sindacato li pungola”. Quali sono oggi i sistemi di sicurezza che hanno quasi tutte le banche? “Cassaforte temporizzata (senza chiave o combinazione), bussola in entrata, metal detector, telecamere. Le guardie giurate ormai vegono usate poco perché sono ritenute un costo eccessivo. Ci sono alcune banche che non hanno il metal detector all'entrata: in quel caso entra chiunque. Però le filiali sono dotate di cassaforte temporizzata e difficilmente i rapinatori possono mettere a segno il colpo rapidamente”. Le rapine ai tempi del Covid, nel Lodigiano, sono state frequenti? “Nel 2020 non ci sono state rapine. l'ingresso negli uffici solo su appuntamento per via delle restrizioni ha sicuramente aiutato. Soprattutto nella prima zona rossa di febbraio 2020. Ma già nel 2019 le rapine erano diminuite, i nuovi sistemi di sicurezza sono migliori. Nell'ultimo triennio contiamo, comunque, 4 o 5 colpi l’anno, contro i precedenti 20. Chi colpisce i nostri istituti di credito? “Chi entra a rapinare, per il 90 per cento dei casi, è qualcuno che arriva da fuori territorio. Chi fa l'assalto ai bancomat invece proviene dai Paesi dell’Est. Ognuno ha le sue tecniche. Certamente si tratta di professionisti, i disperati preferiscono mettere nel mirino farmacie o altre realtà”. I bancari vengono formati per sapere come reagire o non reagire durante i colpi? “C'è la ex legge 626 del 1994, ora 81/08, sulla sicurezza. I dipendenti hanno un rappresentante della sicurezza e ci sono corsi per istruire i colleghi in caso di rapina. Prima ti dicevano, data la presenza di vetri anti-proiettile, di andare nelle altre stanze e non parlare con gli intrusi. Io ho anche subito rapine negli anni Ottanta quando, senza vetri, i malviventi scavalcavano il bancone. Oggi il metal detector segnala oggetti di ferro, ma adesso i rapinatori lo sanno ed entrano col taglierino soprattutto il pomeriggio. Come alla Banca Laudense di Graffignana nel 2018: in quel caso i rapinatori avevano sequestrato i dipendenti per 3 ore. L’ultimo maxi colpo è stato alla Banca Bpm di Marudo nel 2019: il bottino fu di 70mila euro”. Voi come tutelate i colleghi? “Suggerendo come comportarsi. E’ giusto comportarsi in modo collaborativo, tanto i soldi non sono dei dipendenti. Il rischio rapina è considerato un rischio specifico del settore bancario. Molti, per la paura, si ammalano anche psicologicamente”.