MARIO BORRA
Cronaca

Mago Candido, Vittorio Riboldi commercialista del veggente condannato in primo grado

Ex assessore all’Urbanistica e ora consigliere comunale di Azione era accusato di reimpiego di denaro di provenienza illecita in investimenti immobiliari

Vittorio Riboldi

Codogno, 1 luglio 2021 –  “Fino a quando non leggo le motivazioni, non posso esprimere alcun tipo di considerazione e, visto il tipo di sentenza, siamo tutti curiosi di conoscere cosa ci sia scritto". Così il commercialista Vittorio Riboldi, ex assessore all’Urbanistica della precedente Amministrazione comunale di centrodestra (quando faceva parte di FI) nonché attuale consigliere comunale di minoranza di Azione, a caldo ha voluto astenersi da approfondire la sentenza del Tribunale di Lodi a suo carico, quale imputato di reimpiego di denaro di provenienza illecita nel contesto dell’inchiesta che nel 2020 aveva portato agli arresti domiciliari Renzo Martini, al secolo Mago Candido, residente prima a Codogno e poi a Castelgerundo, finito nella rete della Gdf con la figlia e la compagna per associazione a delinquere finalizzata alla truffa nei confronti dei clienti che si rivolgevano a lui per farsi leggere le carte e, in alcuni casi, farsi togliere il malocchio.

Per Riboldi il primo grado di giudizio ha fissato una condanna a tre anni e quattro mesi, che certamente l’ex assessore impugnerà in Appello. La pubblica accusa, a inizio giugno, aveva chiesto cinque anni. Riboldi curava già la parte fiscale del mago ed era finito nell’inchiesta poiché, secondo l’accusa, dal 2015 al 2019 erano state effettuate operazioni immobiliari a vantaggio della figlia del mago, Vanessa, tramite l’afflusso di denaro in una società che poi nel 2019 Riboldi vendette proprio alla figlia del cartomante.

Proprio il presunto accreditamento dei soldi di provenienza illecita dal mago alla figlia sarebbero al centro dell’accusa a Riboldi che però si è sempre difeso dicendo che l’attività del commercialista non è quella di verificare se a monte c’è qualcosa di irregolare e che comunque è stato verificato che i soldi arrivavano da bonifici del padre-mago, dunque tracciati e verificabili. Certo è che Renzo Martini, già nel 2021, aveva patteggiato una pena di quattro anni e quattro mesi con l’accusa di truffa aggravata così come la figlia Vanessa (tre anni e 4 mesi) e la moglie (un anno e otto mesi, pena sospesa).

Ed è proprio su questa attività illecita che l’inchiesta fa perno, tirando in ballo Riboldi che però ha sempre ribadito che l’attività di cartomanzia è lecita e che la famiglia Martini aveva un reddito idoneo per disporre di denaro ed effettuare, tramite la figlia, investimenti immobiliari.