PAOLA ARENSI
PAOLA ARENSI
Cronaca

L’ex coordinatore:: "Quel telefono suonava sempre"

"Ci siamo trovati in 12 volontari disponibili su 20, perché molti, anziani, avevano paura per la loro incolumità o erano...

"Ci siamo trovati in 12 volontari disponibili su 20, perché molti, anziani, avevano paura per la loro incolumità o erano...

"Ci siamo trovati in 12 volontari disponibili su 20, perché molti, anziani, avevano paura per la loro incolumità o erano...

"Ci siamo trovati in 12 volontari disponibili su 20, perché molti, anziani, avevano paura per la loro incolumità o erano malati e quindi, per farcela, abbiamo coinvolto cittadini e associazionismo: il Covid è stato fronteggiato grazie al grande senso civico di tutti!". A 5 anni dallo scoppio della pandemia, l’ex coordinatore della protezione civile Lorenzo Nicolini (nella foto), oggi referente tecnico del sodalizio, ricorda spettri e spiragli di luce del terribile periodo. "Scoperto il problema il giovedì sera, venerdì mattina mi sono svegliato e sulla stampa nazionale parlavano di Codogno e del primo caso Covid – dice –. Ho avvertito disorientamento. La domenica sera è poi stato costituito il Com (Centro operativo misto) della protezione civile nella sua sede, al polo fieristico -. Dal lunedì ci siamo trovati in sede, alcuni di noi erano già stati contagiati e abbiamo perso l’amico Giuseppe Vecchietti". Con l’istituzione della zona rossa è arrivato l’esercito. "Si è continuato a fare appelli, ad arruolare volontari e smistarli nei vari incarichi - aggiunge Nicolini –. La protezione civile era aperta 7 giorni su 7, dalle 8 alle 20, con due telefoni che continuamente squillavano, per esigenze varie, come la distribuzione di pasti e medicine". La crescente necessità di disinfettanti ha quindi portato il gruppo comunale a produrli in prima persona, fino ad esportarli a Bergamo, Brescia o dove vi era necessità. "Ci è venuta l’idea di produrre una specie di candeggina a basso tenore, con i macchinari prestati da una ditta - rammenta ancora -, per poi distribuirlo agli enti e a chi serviva. I supermercati donavano anche cibo, che poi, in buste di plastica, veniva distribuito nelle case. Mancavano mascherine, poi alcune aziende hanno convertito la produzione ed è iniziata una distribuzione più sistematica. Sono stati tempi durissimi". P.A.