La ricostruzione di un nuovo ponte sul fiume Po fu, allora, la priorità assoluta di Anas anche se, dopo il crollo, si dovette procedere alla realizzazione di un manufatto provvisorio realizzato dal Genio Pontieri per poter assicurare il collegamento temporaneo tra le due sponde, lombarda ed emiliana. Infatti, vi furono pesanti ripercussioni a livello economico, soprattutto sulla sponda lodigiana, e dunque l’imperativo era di fare presto, nel più breve tempo possibile. Dapprima, fu quindi realizzata la struttura mobile (nella foto) che aperta a metà novembre 2009 riuscì a limitare, per un anno, i danni del mancato transito visto che, nel frattempo, iniziò a tempi record la procedura progettuale e di appalto e quindi la costruzione del nuovo ponte che fu inaugurato il 18 dicembre del 2010, a poco più di un anno dalla consegna dei lavori alla ditta.
Quello che sorse fu un nuovo impalcato antisismico, metallico, realizzato in fabbrica e poi montato, alto la metà di quello parzialmente crollato, quattro metri anzichè otto, più largo (12,40 metri), più aerodinamico e dotato di pista ciclabile. I lavori avevano previsto il mantenimento delle vecchie pile in alveo sul lato piacentino, mentre erano state rifatte completamente quelle lombarde. Fu un’opera nuova, anche sostenibile a livello ambientale visto che circa 8.000 tonnellate d’acciaio furono riciclate: alla fine il nuovo ponte, lungo 810 metri disposto su undici campate all’interno della golena (un chilometro e 100 metri se si considera anche la porzione del viadotto lato Piacenza) fu riaperto ufficialmente, alla presenza dell’allora ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, tra il sospiro di sollievo di cittadini e del tessuto commerciale che rischiava di finire in ginocchio. Anas investì nell’opera circa settanta milioni di euro.
M.B.