
«Io non cedo adesso, continuerò finché non mi daranno una verità provata. Le vite delle persone non sono fogli della burocrazia da stracciare e buttare". Queste le parole di Ombretta Meriggi, madre di Giorgio Medaglia, il 34enne ritrovato misteriosamente morto nell’Adda nel luglio 2020, cinque giorni dopo la sera del 28 giugno in cui scomparve dopo essere uscito di casa. La donna da allora combatte per ottenere giustizia. Il gip di Lodi Francesco Salerno ha archiviato definitivamente le indagini, respingendo la seconda opposizione all’archiviazione presentata da Lorenza Cauzzi, legale di Ombretta Meriggi, il 6 del mese scorso. Restano quindi nel mistero tutte le incongruenze sollevate dalla donna: il cadavere di Giorgio ritrovato nell’Adda con indosso di pantaloni rossi non suoi e della taglia sbagliata, la quantità elevata di alcol in corpo nonostante lui fosse da sempre astemio, il fatto che il motorino del 34enne fosse stato trovato a un chilometro di distanza da dove, secondo l’ipotesi degli inquirenti, l’uomo si sarebbe gettato nel fiume.
Inoltre sul motorino era stato trovato un casco che non apparteneva a Giorgio e che però non è mai stato analizzato. Giorgio poi, la sera della scomparsa, aveva più volte chiamato un numero di telefono appartenente a una persona che ha resettato l’apparecchio e poi lo ha regalato a sua madre. Nessuno ha mai indagato su quel cellulare. «Il verdetto parla da solo e conferma che non è stato indagato nulla – si sfoga Ombretta Meriggi –. Rilevo una mancanza di professionalità in cose elementali. Ora ipotizziamo di portare il caso a Milano, si è capito che a Lodi non se ne vogliono occupare. Non hanno analizzato il casco, nè le immagini delle telecamere, il telefono resettato non è stato analizzato.
Una delle motivazioni principali addotte per l’archiviazione del fascicolo è stata che è troppo tardi per vedere le telecamere, ma questa è un’ammissione della mancanza di operato, non un motivo per chiudere le indagini. Per esempio, nel punto in cui è stato trovato il motorino i cani molecolari che erano stati utilizzati non si erano mai mossi, annusando sempre lì, non hanno mai sentito la presenza di Giorgio in altri luoghi. Ciò vuole dire che mio figlio da lì non si era mai spostato da solo. Per me la giustizia così fa schifo. A me poi è parso che solo dopo che andai a denunciare alla trasmissione “Chi l’ha visto” qualcosa si è mosso nelle indagini, mentre prima nulla. Io ho comunque fiducia nell’avvocato, non mi fermo".