REDAZIONE LODI

Montanaso, frutta acerba contro i furti

Rappresaglia di Marco Mizzi, montanasino di 25 anni, per contrastare le continue razzie di PAOLA ARENSI

Marco Mizzi, montanasino di 25 anni

Monatnaso, 6 giugno 2016 -  Dona 50 piante al Comune per farci un frutteto sociale ma da anni qualcuno glielo saccheggia, così per protesta raccoglie ed espone tutta la frutta ancora acerba. Marco Mizzi, montanasino di 25 anni diplomato in agraria e appassionato di frutteti, nel Lodigiano si era già fatto conoscere come l’ingegnoso studente che aveva nel cuore l’olmo Gabòn, una pianta «sacra» da cui poi è originato il vicino santuario e si trova a Montanaso, a pochi passi da Lodi. Il giovane quattro anni fa, ha portato avanti i propri sogni investendo i risparmi in un frutteto, che si trova a Lodi in via del Sandone e che al momento produce frutta e ortaggi per uso proprio, ma con l’obiettivo, l’anno prossimo, di venderli e permettere la raccolta autonoma ai suoi clienti «affinché provino l’emozione di scegliere e cogliere i frutti personalmente». «Si parla di frutteti per indigenti nel Lodigiano, io posso dire con soddisfazione che, grazie alla disponibilità del Comune, a Montanaso questo spazio c’è da ben sei anni e l’ho realizzato io. Il problema è che pur non avendo mai preteso di mangiare quella frutta o un pagamento per i miei sforzi, c’è qualcuno che saccheggia i miei alberi».

E il dettaglio «i residenti vedono fermarsi «macchinoni» di gente che non ha certo bisogno di compiere gesti simili ma che, nonostante tutto, si ferma al frutteto a riempire cassette intere con frutta che tra l’altro spesso era ancora acerba. Inoltre per raccogliere di fretta spesso rompono i rami. E questo mi fa rabbia perché il frutteto, nato in un appezzamento di terreno vicino al parcheggio del nuovo municipio, dove l’amministrazione doveva sostituire piante ornamentali ormai morte, avrebbe dovuto servire per abbellire la mia città e mostrare frutta vera sugli alberi ai bambini, a chi passeggia con il proprio cane e ha voglia di mangiare qualcosa». Parte di quelle piante in passato Mizzi le aveva piantumate in oratorio e infine trasferite lì quando la struttura ha dovuto ampliarsi. «Era un orto didattico – racconta il ragazzo –. E ci organizzavo delle mini lezioni e attivitá per la materna. Infine, dovendo trasferire gli alberi e non avendo spazio a casa, l’accordo col Comune. Per me il vantaggio era poter conoscere meglio diverse varietá di fruttiferi e poter sperimentare tecniche di allevamento. Mai avrei pensato a queste fastidiose razzie». E così adesso Mizzi è stato al frutteto, ha raccolto tutta la frutta d ancora acerba, l’ha messa in cassette e appoggiata per terra «sperando che qualcuno si faccia un esame di coscienza» conclude.

di PAOLA ARENSI