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Emergenza profughi, sindaci contro prefetto: "Qui non c’è più posto"

Lodi, Comuni preoccupati da nuovi sbarchi perché la coperta sembra farsi sempre più corta. Il prefetto Antonio Corona, a fine febbraio, aveva chiesto ai cittadini di essere più disponibili nell'accogliere un nuovo carico di disperati di Gabriele Gabbini

STRANIERI Alcuni dei profughi arrivati a Lodi Vecchio (Cavalleri)

Lodi, 9 marzo 2015 - Da un lato c’è la crisi, con i cittadini sempre più in difficoltà. Dall’altro i profughi, in fuga dagli orrori di un Paese in guerra e in cerca di un po’ di umanità. In mezzo ci sono i Comuni, che si trovano a fare il tiro alla fune con una coperta che sembra farsi sempre più corta, comunque la si giri. Si assottigliano i tempi dopo l’ultimatum del prefetto Antonio Corona (domani), che a fine febbraio aveva scritto di suo pugno una lettera ai primi cittadini del Lodigiano chiedendo, anzi pretendendo, più disponibilità nell’accogliere un nuovo carico di disperati. Ma il problema è sempre lo stesso: «Dove dovremmo metterli?», tuonano i sindaci, divisi in «fazioni».

La prima è guidata dalla Lega Nord e dal sindaco di Marudo Claudio Bariselli, che ribadisce un secco no a ulteriori arrivi. Una decina, in questo caso, i Comuni che hanno già aderito, anche se si attende questa sera per aspettare gli ultimi ritardatari: «Ma molti sindaci – chiarisce Bariselli – pur condividendo la nostra idea non hanno voluto esporsi. Noi però non siamo contro i profughi ma contro questo tipo di accoglienza sconsiderata: prima cerchiamo di aiutare i nostri cittadini, poi possiamo pensare a tutti gli altri». La seconda corrente invece, più soft, è guidata dal Pd ed è pronta ad accettare nuovi profughi se e solo lo Stato e le altre istituzioni faranno la loro parte mettendo a disposizione dei luoghi consoni, dalle già proposte case cantoniere fino alle ex caserme in disuso, o qualsiasi altra struttura che possa essere trasformata in un centro d’accoglienza improvvisato. Una trentina qui le adesioni già confermate: «Ci dicono di trovare spazio nelle proprietà comunali – spiega Luca Marini, sindaco Pd di San Martino in Strada e promotore della via del “dialogo” con il prefetto –, ma dove dovremmo mettere eventuali nuovi profughi? Le case sono tutte occupate da cittadini che avevano bisogno di un aiuto, dovremmo metterli alla porta? O magari ospitare i profughi nelle scuole o nelle sedi delle associazioni?». Impossibile. E allora ecco l’idea: «Stiamo operando un censimento delle case cantoniere sul territorio, per valutarne il numero e soprattutto le condizioni strutturali». Ma oltre al problema immediato se ne pone un altro più a lungo termine: «Abbiamo un contributo statale di 30 euro al giorno per mantenere questi disperati – continua Marini – ma che succederà tra un annetto, quando si interromperà? Che i Comuni, già agli sgoccioli, dovranno trovare il modo di mantenere questa gente, e oggi non saprei davvero dove trovare le risorse».

di Gabriele Gabbini

gabriele.gabbini@ilgiorno.net