Enrico Camanzi
Cronaca

Fabri Fibra e la condanna per i versi contro Valerio Scanu: la difesa del rapper

Il musicista marchigiano, all’epoca della prima sanzione, scrisse un lungo post su Facebook: “Della sua sessualità non m’importa nulla, mi è venuto spontaneo criticare le incongruenze che compongono la sua e altre carriere”

Fabri Fibra; nel riquadro Valerio Scanu: una contesa in aula di tribunale che si è trascinata per oltre dieci anni

Fabri Fibra; nel riquadro Valerio Scanu: una contesa in aula di tribunale che si è trascinata per oltre dieci anni

Milano, 4 maggio 2025 – Una querelle che si trascina da oltre dieci anni. Contrapponendo due volti noti della musica italiana. Da una parte uno dei “prime mover” della nuova scena rap made in Italy, quella sganciata dal fenomeno delle posse e delle crew anni ‘90. Dall’altra un prodotto dell’epoca dei talent show, passato dalla gloria del Festival di Sanremo – dove vinse – a una carriera di onesto mestierante del pop.

Approfondisci:

Fabri Fibra condannato per il rap di insulti a Valerio Scanu: “Testo degradante”. Maxi risarcimento da 70mila euro

Fabri Fibra condannato per il rap di insulti a Valerio Scanu: “Testo degradante”. Maxi risarcimento da 70mila euro

La “lite” per carte bollate fra Fabri Fibra e Valerio Scanu ha avuto, di recente, un suo ultimo strascico, con la condanna da parte della Corte di Cassazione del rapper marchigiano (e della sua casa discografica). Dovranno pagare 70mila euro per il testo ritenuto diffamatorio del brano “A me di te”, inserito nell’album “Guerra e Pace”, realizzato da Fibra nel 2013. 

Il testo

Non è, questa, la prima delle sentenze avverse a Fabri Fibra nella vicenda. Nel luglio del 2016, per esempio, fu il tribunale di Milano a reputare colpevole di diffamazione l’autore di “Propaganda”.

In quell’occasione l’estensore della sentenza – la prima che condannò un rapper per questa fattispecie di reato – citò i passaggi del testo che, a detta del giudice, integravano il reato contestato da Scanu. In un verso, si dice che il protagonista del dissing contenuto nel brano “in realtà è una donna" o "Gli ho abbassato i pantaloni e sotto aveva un tanga".

E nel testo sono numerose le allusioni sessuali esplicite riferite al cantante sardo. Che, a un certo punto, è citato anche per nome, quando Fibra rappa “Tu Vale, ‘Io Donna’ come la rivista. È il quarto anno che mi invitano a Sanremo. E che rifiuto una somma che per metà avresti offerto la vista”. In quell’occasione il magistrato sostenne che il rapper avesse offeso il vincitore di Sanremo 2010 “facendo riferimento con scherno ai suoi orientamenti sessuali".

Approfondisci:

Fabri Fibra diffamò Valerio Scanu: il rapper condannato a Milano

Fabri Fibra diffamò Valerio Scanu: il rapper condannato a Milano

Le spiegazioni di Fibra

All’epoca della prima condanna Fibra affidò ai social, nello specifico a un post su Facebook, le sue riflessioni sull’accaduto. Nessuna marcia indietro, ma un tentativo di spiegare come le pesanti allusioni non fossero un attacco diretto a Scanu ma, in realtà, all’intero sistema musicale italiano, in un momento di impetuosa affermazione dei talent show, per altro all'epoca meno aperti di adesso a generi underground come il rap o il rock alternativo. 

“La storia di ‘A Me Di Te’ è tutta strana: la canzone è di tre anni fa, non è mai stata un singolo, non ha mai avuto un video – scrisse Fibra – È nato come un pezzo divertente, scritto in freestyle, è roba che non andrebbe presa sul serio, i nomi nel testo sono deformati, proprio per far ridere e per creare una situazione ironica”. 

Approfondisci:

Ddl Zan, Fedez contro il Vaticano: "Siamo uno Stato laico"

Ddl Zan, Fedez contro il Vaticano: "Siamo uno Stato laico"

Il cantante marchigiano volle precisare anche di non coltivare alcun sentimento omofobo: “Scrivere di certi argomenti nelle canzoni apre dei dibattiti e può far infuriare la polemica, ne sono completamente consapevole – annotò sul social – In un passaggio del testo infatti dico ‘è solo un gioco, ma in pochi lo capiscono’. Ho sempre criticato i personaggi di un certo tipo che arrivano sotto i riflettori grazie a mille strategie e scorciatoie televisive, nei miei dischi sono libero di poterlo fare, lo faccio nel mio stile e non credo di offendere o danneggiare veramente nessuno”. Insomma, Fabri Fibra voleva censurare quello che – a suo dire – era il meccanismo “perverso” dei talent show, capaci di creare quasi dal nulla personaggi o idoli che, dopo un breve periodo di fulgore, erano destinati a rientrare nell’anonimato.

Fra arte e realtà

Era, anche se sono passati relativamente pochi anni, tutta un’altra epoca. Oggi il testo di Fibra, seppure denso di riferimenti anche pesanti, farebbe meno scalpore. E magari non susciterebbe alcuna reazione – figuriamoci una querela – da parte dei soggetti presi di mira. Ne sono passati, da allora, di versi provocatoriamente volgari (o volgarmente provocatori) sotto i ponti, tanto che anche le riflessioni – e, in qualche modo, le giustificazioni – di Fibra appaiono paradossalmente datate.

“Pensavo di potermi esprimere come meglio credevo perché sono un artista, ma logicamente se un testo del genere viene letto in un'aula di tribunale davanti a un giudice, il risultato cambia e di molto – scriveva il rapper – In Italia il rap lascia ancora interdetti e pago perciò questi 20mila euro di multa (cifra ora aumentata, ndr) per avere avuto la possibilità di criticare e raccontare con il rap certe immagini e situazioni”.

Approfondisci:

Hater, quando la rete si gonfia d’odio. Chi sono i personaggi più insultati (e minacciati)

Hater, quando la rete si gonfia d’odio. Chi sono i personaggi più insultati (e minacciati)

Con la fama e il successo, diceva Fibra, “arriva di tutto, anche il protagonismo che non ti gratifica, anche quello non voluto. Lo dovrebbero capire tutti, e io l'ho capito bene anche a spese mie”.

"Non ce l’avevo con Valerio”

Eppure quei versi, giurava il cantante oggi 48enne, non volevano essere un’intemerata diretta contro il “collega” sardo. “Non conosco Valerio Scanu e non mi interessa conoscerlo, sarà senz'altro una brava persona, ma artisticamente non mi coinvolge, come non mi coinvolgono tutti gli artisti che cantano canzoni scritte da altri – argomentava Fibra – e che sono legati a queste dinamiche discografiche e dell'ambiente dello spettacolo, oggi come oggi più che mai ripetitivo. A me di lui né della sua sessualità non importa nulla, ma mi viene spontaneo criticare, con il rap, tutte queste incongruenze che compongono questo tipo di carriera”. 

Quella canzone, insomma, era un modo di marcare la differenza. Fra Fibra e Scanu, sicuramente. Ma – almeno nel post del rapper – fra Fibra e certa musica “germogliata” senza una gavetta e senza radici in una cultura come quella hip-hop (sono, sempre, opinioni del rapper).

Il lungo post dell’autore di “Caos”, ultimo album risalente al 2017, si chiudeva con un pensiero per la comunità Lgbt (sigla più breve rispetto a quelle utilizzate adesso, come Lgbtqi+, a svelare l’età del post di Fibra). “Ci tengo – scriveva il musicista – a sottolineare che il mio rispetto va alla comunità LGBT italiana e a tutti coloro che si battono attivamente per i propri diritti contro l'ipocrisia e i finti moralismi, oggi più che mai. A Me Di Te non c'entra niente con le cose serie. Rap è, e rap rimane”.