
Il Collegio San Francesco di Lodi, istituto gestito dai padri barnabiti dal 1842
Lodi – Una 14enne costretta a cambiare scuola dopo aver subito violenze fisiche e verbali da parte di due compagni di classe. È successo al Collegio San Francesco, storico e prestigioso istituto scolastico di Lodi gestito dai padri barnabiti dal 1842 e che ospita al suo interno la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado e i licei con tanto di convitto.
Lo choc al primo anno
A settembre, la ragazza aveva iniziato il primo anno di liceo presso l’istituto paritario, ma alla conclusione del primo quadrimestre ha deciso di cambiare scuola. In una lettera aperta indirizzata ai padri barnabiti scrive: “Nessuno dovrebbe essere costretto ad abbandonare il proprio percorso scolastico per tutelare sé stesso, soprattutto quando un’istituzione educativa dovrebbe garantire la sicurezza e il benessere di ogni studente”. La ragazza racconta una serie di eventi spiacevoli, un clima ostile dominato da paure, isolamenti e prevaricazioni, culminati in una vera e propria aggressione, avvenuta il 22 gennaio a seguito di una semplice richiesta di riorganizzazione dei gruppi di lavoro, decisi dal professore durante una lezione. Pugni, calci e strattonamenti, tutto ciò avveniva in aula alla presenza di diversi studenti.
La segnalazione al prof
Il giorno dopo, coraggio alla mano e con la solidarietà di alcune compagne, riportava l’accaduto a un professore che ha deciso di intervenire riprendendo i due ragazzi, con la promessa che avrebbe riferito alla direzione della violenza avvenuta in aula. Ma la giovane spiega nella lettera: “Nonostante la gravità dei fatti dell’ultima aggressione fisica, ho constatato con amarezza che gli studenti non sono mai stati sanzionati in modo adeguato”.
"Stress e ansia, attorno silenzio e complicità”
La ragazza, che inizialmente aveva tentato di reagire, si è trovata a vivere giornate segnate dal malessere e dal disagio, in condizioni di stress e ansia. “Ho scelto di denunciare l’accaduto in queste righe – scrive – perché penso che il silenzio sia complicità e che sia necessario porre l’attenzione su un problema che potrebbe riguardare anche altri studenti. La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e di valori, ma quando si permette che la violenza venga tollerata e chi chiede aiuto sia ignorato, si tradisce la missione educativa e si trasmette un messaggio pericoloso”. La quattordicenne recrimina l’assenza di interventi, la mancanza di provvedimenti e l’inattività da parte dell’istituto. I genitori, resisi conto della situazione, hanno deciso di intervenire immediatamente contattando la direzione e, infine, comunicando la scelta della figlia di cambiare scuola.
La richiesta di una riflessione
“Quale messaggio state dando ai vostri studenti quando tollerate chi commette atti di violenza e lasciate senza tutela chi li subisce? Se il vostro insegnamento si basa sulla solidarietà, sulla fratellanza e sulla familiarità delle relazioni perché questi valori non sono effettivamente applicati nell’offrire protezione ed aiuto a chi ha bisogno? – domanda la ragazza –. Io posso solo sperare che questa triste vicenda sia una vostra sconfitta e che possa essere un’occasione di riflessione e di cambiamento affinché nessun altro studente debba subire ciò che ho vissuto io”, si legge nelle frasi conclusive della lettera. Dalla direzione dell’istituto, contattata, nessun commento in merito per “rispetto nei confronti della ragazza”.