Covid a Codogno: "Noi, primi vaccinati un anno fa. Ha funzionato"

Il medico di base Vajani: allora non pensavo che oggi saremmo stati ancora in questa situazione. Però gli ospedali non sono più al limite

La vaccinazione, un anno fa, del dottor Massimo Vajani

La vaccinazione, un anno fa, del dottor Massimo Vajani

Codogno (Lodi), 28 dicembre 2021 - Con l’arrivo delle prime dosi di vaccini anti-Covid tutti pensavamo che la pandemia sarebbe finita da lì a breve. E invece non è stato così. Il 27 dicembre 2020 l’Italia viveva ore di fibrillazione e speranza. Il V-Day, dieci mesi dopo il primo caso di contagio da Sars-Cov2 individuato il 20 febbraio 2020 a Codogno, resterà per sempre nelle storia. Nelle menti dei protagonisti lodigiani di quella giornata tutto è ancora molto chiaro. L’arrivo delle dosi all’ospedale di Codogno, con la consegna direttamente nelle mani del direttore generale dell’Asst di Lodi Salvatore Gioia, ma anche la lunga preparazione che nel primo pomeriggio aveva portato alle prime somministrazioni. Un evento avvenuto proprio simbolicamente nella stanza in cui per qualche giorno era stato ricoverato il 'paziente 1' di Codogno. Nell’ospedale della prima zona rossa, e in quello di Alzano (le città che per prime furono travolte dal contagio), si respirava aria di speranza e si vedeva la luce in fondo al tunnel.

Tra i primi a essere vaccinati, oltre al primario del Pronto soccorso di Lodi Stefano Paglia, c’era, a rappresentare tutti i medici di base del territorio, che all’inizio dell’emergenza, con gli ospedali bloccati, erano stati l’unico punto di riferimento per la popolazione allarmata, il presidente dell’ordine dei medici di Lodi, Massimo Vajani. "Ricordo bene le sensazioni di quella giornata - dice Vajani -. C’era un po’ di paura per un vaccino nuovo, ma anche grande speranza. Il vaccino in questo anno ha funzionato. E si è visto chiaramente ora che i contagi stanno aumentando in maniera vertiginosa, ma senza enormi conseguenze per gli ospedali. Continuerò a ripeterlo: servono più controlli nei locali, più utilizzo delle mascherine. Se mi aspettavo un Natale così un anno fa? Assolutamente no. Uno su due sono positivi tra i miei pazienti. Solo oggi (ieri per chi legge, ndr ) ho registrato circa 30 nuovi contagiati. Ma gli ospedali reggono. E questo è molto importante".

Il 27 dicembre 2020 aveva rappresentato un nuovo inizio anche per tutte le case di riposo, strutture decimate dal virus. A Lodi, nella Fondazione Santa Chiara, erano state oltre 80 le vittime tra gli anziani ospiti registrate tra febbraio e fine aprile 2020. Così quel giorno, un anno fa a Codogno, in rappresentanza di tutte le Rsa, aveva ricevuto la prima dose anche il direttore sanitario della Fondazione Santa Chiara, Domenico Furiosi. "Era stata una giornata storica e molto importante per tutti - ricorda Furiosi -. Un passaggio fondamentale verso la fine della pandemia. Ma sapevamo che non sarebbe finita del tutto subito. Ancora oggi stiamo lottando, ma la situazione nelle case di riposo è completamente differente. Con le terze dosi a tutti gli ospiti e al personale, finora, non ci sono stati casi positivi. Il virus fa sicuramente meno paura".