
La fiamma al cluster A
Cornegliano Laudense (Lodi), 7 settembre 2016 - Gli sfiatatoi per il gas ben visibili sui muri esterni delle case vecchie raccontano di una Muzza di Cornegliano abituata al gas. Ci convive da oltre mezzo secolo, da quando c’era l’Agip a estrarlo e bisognava far uscire dalle abitazioni il metano che poteva condensarsi nelle intercapedini. Ci convive oggi con il cantiere del maxi impianto di stoccaggio di Ital Gas Storage. Ma è una convivenza molto difficile: le attività di spurgo dei pozzi prima al cluster B poi al cluster A hanno causato alte fiamme dalle torce e hanno riacceso la paura e le polemiche.
In particolare domenica e lunedì, a pochi metri da cascina Sesmones, la combustione ha provocato, oltre alla fiammata, anche un rumore assordante che è durato dalle 9 alle 18: "L’abbiamo misurato con un’app – spiega Roberto Biagini, del comitato Ambiente e salute nel Lodigiano –, lunedì ha raggiunto i 76, 78 decibel". Diverse persone hanno chiamato l’Arpa, allarmate, "sentendosi rispondere che loro si muovono solo se ad attivarli sono i Comuni" spiega ancora Biagini. Abituati come sono, tra i residenti c’è chi la prende con filosofia, forse merito anche della pacatezza dell’età: "Ho visto la fiamma – ammette Pietro Ferrari, 78 anni –, ma non penso sia pericolosa. E non temo per il futuro". Ma è una voce fuori dal coro. "Vanno bene i permessi, ma bisogna rispettare le regole e non solo quelle di comunicazione". È arrabbiata Nadia Sormani: la 46enne proprietaria della splendida cascina a pochi passi dal cluster A, un gioiello appena restaurato, lunedì sentiva "le vibrazioni nel terreno. Nei campi più esterni il rumore era così forte che per parlare faccia a faccia bisognava urlare. Sappiamo di questo progetto dal 2005, non contestiamo l’opera ma le modalità. E temo che sarà sempre così". Annarita Granata, 42 anni, titolare del ristorante La Quinta, all’interno della cascina, racconta: "Sentivo i vetri vibrare. I clienti non si sono accorti, ma io sì. Il fatto che l’azienda abbia dato comunicazione per tempo non l’assolve né giustifica quel rumore. Nessuno discute la presenza dell’attività, ma chiediamo garanzie a tutela della nostra sicurezza del territorio e anche personale".
Intanto il sindaco Matteo Lacchini, subissato da telefonate, ieri in tarda mattinata ha scritto alla società, alla Prefettura di Lodi e all’Arpa Lombardia chiedendo la sospensione immediata delle attività, preannunciate per oggi e domani, in attesa di un cronoprogramma con «durata precisa e spiegazioni dettagliate sulle conseguenze». Inoltre Lacchini chiede che Ital Gas concordi, insieme a Comune, Arpa e vigili del fuoco, «concrete misure tecniche idonee a evitare per il futuro ulteriori disturbi per la popolazione».
Non solo rumore: dopo un esposto di una ventina di giorni fa, alla Procura e al Comune, il Municipio sta verificando anche la situazione del campo con destinazione agricola che separa cascina Sesmones dal cantiere. L’azienda l’ha preso in affitto da un privato e l’ha trasformato in deposito del cantiere, non prima di aver gettato – pare – una colata di cemento per realizzare una pavimentazione più resistente. Vi sono accatastati grossi tubi, parcheggiati camion. "Stiamo verificando – ammette il sindaco –: se le modifiche sono temporanee è un conto, se invece constateremo un abuso, agiremo di conseguenza. Non ho nessuna intenzione di cambiare destinazione d’uso del terreno". Intanto, in aperto contrasto con le istituzioni, "perché non si può chiedere a una Srl di fare alla comunicazione alla cittadinanza come fanno Comune e Provincia", il comitato annuncia che abbandonerà i tavoli di lavoro "perché assistiamo a uno scaricabarile tra istituzioni e società concessionaria. E siamo ancora in fase di normale amministrazione: cosa succederebbe in caso di incidente rilevante? Inoltre, chi sta controllando le emissioni della combustione di questi giorni?".
Dal canto di Ital Gas, massima collaborazione col Comune, tuttavia i test proseguiranno, "per garantire una prudente gestione dei pozzi anche ai fini della sicurezza". "Le torce dei cluster A e B verranno riaccese per il completamento dei test, per una durata stimata di circa 8, 10 ore, secondo modalità meno invasive". Il funzionamento delle torce è legato all’attività di prova dei pozzi in corso di perforazione "e la procedura dei test non è in alcun modo riconducibile al normale esercizio dell’impianto a regime". L’azienda ribadisce che si tratta di attività svolte da personale qualificato, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e previa autorizzazione delle autorità. I test servono a svuotare i pozzi dai fluidi di perforazione. La società, inoltre, ricorda di essere già andata incontro alle richieste del Comune sospendendo domenica i test, limitandoli a una durata quotidiana di circa 12, 14 ore, evitandoli di notte. In merito al rumore, "ci scusiamo e assicuriamo che ci siamo già attivati per trovare soluzioni tecniche che impediscano il ripetersi di tale situazione". Le prossime prove "si svolgeranno non prima della seconda metà di novembre di quest’anno".