Uccise con arco e freccia: "contro ogni pietà umana". Il pm chiede l’ergastolo

La requisitoria nel processo in Assise a Genova al maestro d’ascia Scalco

Il pubblico ministero di Genova, Arianna Ciavattini, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Evaristo Scalco (nella foto), il maestro d’ascia originario di Cittiglio che la notte tra l’1 e il 2 novembre dello scorso anno uccise nel centro storico di Genova, con una freccia, Javier Alfredo Miranda Romero. Quest’ultimo quella notte stava festeggiando la nascita del figlio con un amico.

Scalco "ha stroncato la vita di un uomo nel fiore dei suoi anni. Ma a un anno di distanza, non ha messo a fuoco molto quello che è successo, visto che si è pure dimenticato che la vittima ha una figlia di 18 anni. È solo concentrato su se stesso e non sulle conseguenze delle vite degli altri" ha detto il pm nella sua requisitoria.

Il magistrato ha sottolineato le discordanze delle versioni fornite dall’artigiano nel corso dei suoi interrogatori.

Il maestro d’ascia "ha colpito perché lo avevano insultato, come lui stesso aveva ammesso all’inizio, perché gli era stato mostrato il dito medio", ha proseguito nella requisitoria. Scalco, ha rimarcato ancora il pubblico ministero, si è intestato "un malinteso senso di supremazia morale e civile. Lui è convinto che le condizioni di degrado del centro storico di Genova siano dovute alla massiccia presenza di stranieri. Per questo li insulta. Ha l’idea che la mera appartenenza a un certo gruppo etnico sia espressivo di una qualche forma di inferiorità, che essere straniero si accompagni a un modo di vivere irrispettoso, che porta all’esasperazione dei cittadini".

Ma ancora più grave, agli occhi del pm Ciavattini, è il comportamento tenuto dopo il delitto, "perché denota la totale assenza di ogni resipiscenza, non curanza della sorte della vittima. Lui sapeva benissimo che cosa aveva lanciato nell’addome e tanto bene lo sapeva che l’unica cosa che aveva in mente era di estrarre quella freccia che lo inchiodava a quel delitto. È questa la fase più riprovevole. E lui invece non ci ha pensato a chiamare i soccorsi. Ha provato fino all’ultimo, contro ogni pietà umana, di estrarre la freccia senza nemmeno pensare che l’emorragia interna sarebbe dilagata e che la vittima non ci sarebbe nemmeno arrivata in ospedale".

La prossima udienza è prevista per il 18 dicembre, quando parlerà la difesa.

Lorenzo Crespi