Omicidio di Vanzaghello, la guerra dello spaccio lascia sul campo una scia di cadaveri

Per identificare l’uomo trovato morto gli inquirenti puntano sulle faide tra gruppi rivali di narcos

Gli inquirenti sul luogo del ritrovamento del cadavere

Gli inquirenti sul luogo del ritrovamento del cadavere

Vanzaghello (Milano), 10 maggio 2022 -  Rimane senza nome il corpo dell’uomo di origine nordafricana ritrovato in una piazzola di sosta della statale 336. Un aiuto potrebbe arrivare dall’Interpol, a cui sono state inoltrate le impronte digitali che nella banca dati italiani non hanno avuto riscontro. L’uomo, dell’apparente età di 25-30 anni, non era pregiudicato sul territorio nazionale ma potrebbe esserlo in ambito internazionale. Per quello si stanno battendo più piste. Di certo non ci sono state famiglie magrebine in Italia a denunciare eventuali scomparse. L’efferatezza con cui il giovane è stato ucciso fa seguire, agli agenti della squadra mobile di Varese, la pista dello spaccio di droga e della faida interna ai narcos nordafricani per il controllo del mercato. L’uomo è stato trovato a torso nudo, con le gambe fratturate, lividi ovunque, volto tumefatto e bruciature.

Toccherà quindi agli investigatori guidati dal vicequestore Silvia Elena Passoni riferire alla procura di Busto Arsizio, coordinata da Carlo Nocerino. Dagli ultimi accertamenti sul luogo di ritrovamento del cadavere, emerge che la piazzola cadrebbe sul territorio di Lonate Pozzolo, sulla superstrada che conduce a Malpensa. In un primo momento qualcuno aveva fatto trapelare anche il nome di un marocchino pregiudicato. Ma, dopo controlli incrociati, la presunta vittima risultava viva.

Sul corpo dell’uomo alcuni dettagli: stelle tatuate sull’addome, cuoricini sul braccio, la scritta mama, il nome Walid. All’anulare sinistro un grande anello argentato. Dettagli che potrebbero portare all’identificazione.

La guerra per spartirsi le piazze migliori all’interno dei boschi è continua e coinvolge sempre nuovi soggetti: man mano che gli spacciatori vengono arrestati, spariscono, cambiano posto o muoiono, le bande reclutano altri connazionali. I criteri per stabilire i territori più ambiti non sono molti: abitudine consolidata dei clienti, luoghi seminascosti, posizioni vicine a vie di transito importanti.

Qui lo spaccio di ogni genere di sostanza rende almeno diecimila euro al giorno, a volte di più. Ma appena pochi metri più distante, la postazione può essere molto meno vantaggiosa e far intascare solo qualche centinaio di euro. I fortini sono nascosti, protetti da collaboratori e tossicodipendenti che fanno da tramite con i clienti: quando sono stati individuati dalle forze di polizia, abbandonati da chi è scappato in fretta e furia, spesso sono state trovatvi si sono trovati cartucce di arma da fuoco, coltelli e asce. La filiera dello spaccio nei boschi al confine tra Como e Varese, inizia da Milano e dall’hinterland, dove avviene l’approvvigionamento della droga e dove vivono i "boss".