PAOLO GIROTTI
Cronaca

Lezione di legalità. Salvatore Borsellino all’Isis Bernocchi: "Studiate sempre"

Legnano, il consiglio del fratello di Paolo ucciso dalla Mafia nel 1992 "Bisogna conoscere la Costituzione, interrogarsi sulle regole morali".

Salvatore Borsellino all’Isis Bernocchi per parlare di legalità in collaborazione con Carabinieri di Legnano

Salvatore Borsellino all’Isis Bernocchi per parlare di legalità in collaborazione con Carabinieri di Legnano

"A distanza di trent’anni non riesco a ottenere la verità e la giustizia per cui ho combattuto tutta la mia vita". È anche partendo da questa considerazione che Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, il magistrato siciliano ucciso da Cosa Nostra nell’attentato del 19 luglio 1992, ha affrontato il dialogo con i ragazzi dell’Istituto Bernocchi nel corso di una conferenza organizzata con la collaborazione di Carabinieri di Legnano e tenutasi in Sala Ratti. Borsellino ha affidato agli studenti il ricordo del fratello Paolo in un incontro organizzato nell’ambito delle attività di educazione alla legalità per le classi quarte dell’Isis Bernocchi in collaborazione con Carabinieri di Legnano, associazione Su la Testa, Movimento Agende Rosse, Fondazione Heal, e Motoclub SS33 Sempione. Borsellino si è soffermato sul lavoro del fratello e di Giovanni Falcone, che ha definito una volta di più "il vero fratello di Paolo".

Nella narrazione di Borsellino, spazio anche Rocco Chinnici, che istituì il pool antimafia di cui Borsellino e Falcone fecero parte e che aprì così la strada a un nuovo modo di affrontare la lotta alla mafia per ricostruirne i meccanismi. Non poteva mancare la testimonianza sulla strage di via D’Amelio, quando Cosa Nostra fece esplodere un’auto imbottita di tritolo sotto l’abitazione della madre e della sorella, uccidendo Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: "Non fu soltanto una strage di mafia. Fu una strage di Stato" ha detto Borsellino parlando agli studenti, ricordando i depistaggi che caratterizzarono le indagini e la scomparsa della famosa agenda rossa di Paolo, dove il magistrato annotava ogni appunto utile e che, mai più ritrovata, va considerata come una scatola nera della strage di via d’Amelio. Alle domande degli studenti Borsellino ha risposto sottolineando che spesso l’educazione alla legalità è iniziativa di singoli insegnanti e presidi, ma non viene favorita dai governi: "Gli incontri con i testimoni diretti, per esempio, dovrebbero essere incentivati e invece veniamo ostacolati. Io non uso più la parola legalità, perché troppa gente ha usato questa parola per costruirsi carriere personali. È fondamentale studiare la Costituzione, interrogarsi sulle regole morali". Come fare, dunque, a mantenere viva la memoria di uomini come Paolo Borsellino? "Studiate, studiate, studiate", è stato il consiglio del fratello ai ragazzi, invitati ad avere spirito critico e a non trasformarsi in consumatori passivi dei contenuti social.