
Prima il corteo funebre per toccare i luoghi a lui cari, poi la cerimonia funebre nella basilica di San Magno gremita oltre misura da amici e conoscenti e, dopo le parole con cui i due figli, Roberto ed Elisabetta, hanno dato l’ultimo saluto ai genitori, anche il tributo degli "alfisti" che alla fine della cerimonia, sul sagrato della piazza centrale della città, hanno accesi i motori delle auto facendole rombare: si è consumato così, nella mattinata di ieri, il saluto della città a Pietro Cozzi e alla moglie Marisa Agliati, morti nell’incidente stradale accaduto martedì scorso sull’autostrada A26.
Come detto la mattinata era iniziata con il passaggio del corteo funebre dai luoghi cari a Pietro, in particolar modo l’istituto Dell’Acqua e la Famiglia Legnanese, realtà per la quale Cozzi è stato per decenni un punto di riferimento: nella basilica di San Magno la cerimonia funebre è stata affidata a monsignor Angelo Cairati, che ben conosceva l’imprenditore e che nel suo ricordo ha dato spazio alla capacità di operare per ottenere che ciò serviva a fare del bene, anche a costo di "rompere le scatole", ma anche al profondo legame che ha tenuto insieme Pietro e la moglie Marisa per 60 anni di matrimonio.
Poi è toccato ai due figli della coppia, Roberto ed Elisabetta, restituire ai presenti la dimensione più intima e famigliare di Pietro e Marisa: se Roberto li ha definiti come "supereroi" e "modello a cui ispirarsi", Elisabetta ha invece sottolineato come "la pioggia di messaggi, telefonate e le decine di persone incontrate" in questi giorni abbiano contribuito a mettere "centinaia di cerotti" su un cuore spezzato. Nel pomeriggio, per volere di Elisabetta Cozzi e in ricordo dei genitori, il Museo Fratelli Cozzi di viale Toselli, che a ragione si può definire come la creatura prediletta dell’imprenditore, è rimasto aperto a tutti e questa è stata un’ulteriore occasione per avere la misura di quanti ricordi e aneddoti siano collegati a Pietro e alla sua attività: chi è passato in viale Toselli, varcando le porte del museo, lo ha fatto portando con sé e raccontando un episodio custodito sino ad oggi nella memoria, oppure lasciando un piccolo oggetto, restituito alla famiglia come testimonianza di un momento.