CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Parabiago, scomparso in bicicletta nel 2011: Giovandomenico Mazzotta è morto

Il Tribunale pubblica la sentenza di morte presunta del settantenne, uscito per fare alcune commissioni e mai più ritrovato

Giovandomenico Mazzotta

Parabiago, (Milano) - Era l’11 marzo del 2011, venerdì, il giorno in cui il settantenne Giovandomenico Mazzotta scomparve senza più essere trovato. Una giornata come tante altre, in cui doveva fare delle commissioni, andando al circolino e dal ferramenta in sella alla sua bicicletta. Non arriverà mai né da una parte né dall’altra, scomparendo per sempre dalla vita dei suoi familiari e da quella di amici e conoscenti.

Oggi arriva la sentenza di morte presunta di Mazzotta, pubblicata dal Tribunale di Busto Arsizio.L’uomo viveva in via Principe Amedeo a Parabiago insieme alla moglie Carmela Masdea. Mazzotta era un ex operaio dell’Alfa Romeo di Arese ed era nato a Filadelfia, in provincia Catanzaro. L’ultima sua apparizione il 13 marzo 2011 alle ore 13.15, quando la moglie lo salutò per l’ultima volta. Nessuno lo ha più visto, neppure nel tragitto fra la sua abitazione e il Circolino di via IV Novembre. Nessuno lo ha visto anche dal ferramenta, dove era andato per acquistare una maniglia di una porta. Non vedendolo più rientrare a casa, la moglie aveva dato l’allarme avvisando i figli e sporgendo poi denuncia di scomparsa ai carabinieri, spiegando che l’uomo era uscito di casa con la sua bicicletta verde da donna per andare a fare alcune commissioni appena dopo pranzo.

Per cercare il settantenne si erano mossi i volontari della protezione civile insieme alle unità cinofile. In un primo momento si pensava a una tragedia avvenuta nel canale Villoresi, col pensionato che avrebbe potuto cadere in acqua. Ma dopo giorni di ricerca, del corpo del Mazzotta nessuna traccia. La foto dell’uomo fu pubblicata ovunque, senza che alcuno abbia dato anche il minimo indizio o segnalazione. La bicicletta, i vestiti dell’uomo, che al momento della scomparsa indossava jeans, giubbotto di pelle nera e un cappello, non sono mai stati ritrovati. In tasca pochi spiccioli. L’indagine era stata chiusa "per totale mancanza di indizi".