
Ignazio Cadoni
Un tetto sopra la testa e, ancor di più, un lavoro. È il lieto fine a cui è finalmente andata incontro la famiglia Cadoni, che in dicembre aveva lanciato un appello disperato perché qualcuno aiutasse padre, madre e tre figli piccoli (di cui uno appena nato) finiti, dopo essere stati sfrattati, a dormire dentro un’auto. Nel freddo dell’inverno.
Dopo l’appello lanciato dal padre Ignazio Cadoni, originario di Carbonia, in Sardegna, era partita una gara di solidarietà che aveva coinvolto sia associazioni di volontariato del Legnanese sia realta benefiche da tutta Italia. A commuovere non era stata solo la situazione di estrema povertà in cui era piombata la famiglia, ma anche le condizioni del bambino appena nato: a seguito di una malformazione congenita aveva subito avuto bisogno di cure ed era stato ricoverato in un ospedale di Milano.
A Ignazio, alla moglie Milena e alle due figlie minorenni era stata inizialmente offerta una sistemazione di emergenza in albergo; poi si era fatto avanti il Comune con una proposta di housing sociale, che non aveva soddisfatto i genitori perché avrebbe comportato la separazione del padre, in un appartamento, e delle figlie di 7 e 8 anni e della madre in un altro (pur vicino).
«Io lavoro, non rubo", erano state le parole di Ignazio, che pur con uno stipendio (con un contratto precario) si era trovato a dover scegliere se dar da mangiare alla famiglia o pagare l’affitto. I Cadoni hanno anche fatto domanda per la casa popolare, ma sono in fondo alle graduatorie. Ora una boccata d’ossigeno: un impiego in un’azienda edile del Legnanese per lui e un appartamento messo gratuitamente a disposizione grazie al buon cuore della consigliera comunale Daniela Laffusa.