
Mattia Ferrari con il siluro gigante
Negli ultimi anni si è diffuso in maniera capillare. Parliamo del pesce siluro, tanto invasivo quanto gigantesco. Non ha rivali, se non valorosi pescatori che hanno, come missione, quella di pescarlo per ridurne la presenza. Mattia Ferrari e Gabriele Ceriotti sono due amici con una passione in comune: "Ci conosciamo da tantissimi anni e peschiamo insieme da sempre. Da diversi anni andiamo a caccia di big fish. Tra questi i siluri sono al primo posto", raccolta Mattia, 21enne di Boffalora Sopra Ticino.
"Il loro numero è cresciuto moltissimo. Spesso, quando andiamo in barca sul Ticino, ne vediamo alcuni che sono superiori ai due metri di lunghezza", conferma Gabriele. Le prove? Ce ne sono parecchie. Mattia ha appena pescato un “mostro” di 213 cm per oltre 70 kg di peso: "Un pesce pazzesco che mi ha impegnato molto. Quando hai all’amo un pesce che supera i due metri devi tener presente che, oltre al suo peso, c’è anche la resistenza dell’acqua".
Non da meno Gabriele, 34enne di Ponte Nuovo che, qualche tempo fa, ha tirato fuori dal Ticino un siluro di 201 cm. "Esche artificiali, esche vive, calamari, vermi, diciamo che non disdegna nulla. Quando si attiva, divora di tutto", spiegano i due amici pescatori che, spesso, vanno a caccia di questi mostri di notte: "Quando il sole cala, il siluro inizia a muoversi per cacciare, soprattutto gli esemplari più grandi".
In tanti credono che il siluro sia destinato a dominare ogni corso d’acqua: "In effetti, fa paura pensare a quanti ce ne siamo e a come aumentano anno dopo anno. La femmina depone migliaia di uova e non ha nemici naturali. Difficile pensare che possa essere ridotto il suo numero". Per fortuna ci sono tanti pescatori, come Mattia e Gabriele, che, giornalmente, vanno a caccia degli esemplari più enormi nel tentativo di combattere il pesce più invasivo e dominante di sempre.

L’agosto 2024 a Milano è stato il più caldo di sempre con 30 notti tropicali, confermando una tendenza preoccupante che trasforma la città in un forno durante i mesi estivi. Qui il fenomeno delle isole di calore urbano colpisce con particolare intensità: le superfici di cemento e asfalto assorbono e trattengono il calore solare durante il giorno, rilasciandolo lentamente nelle ore notturne.
A Milano la copertura totale delle aree verdi è pari al 13,8% della superficie, una percentuale drammaticamente bassa se paragonata ad altre metropoli europee. La mancanza di vegetazione, unita alla densità edilizia, riduce l’evapotraspirazione naturale che raffredda l’aria, mentre i gas di scarico e i sistemi di climatizzazione contribuiscono ad alzare ulteriormente le temperature.
In questo scenario apocalittico, però, esistono ancora delle oasi dove trovare refrigerio: zone che, grazie alla presenza di verde, acqua o particolari caratteristiche urbanistiche, mantengono temperature più sopportabili. Ecco le cinque aree dove Milano respira ancora. La lista si basa sulle rilevazioni della temperature di superficie della Città metropolitana.