
Carlo Motta, 63 anni, abbraccia i bambini del Villaggio di Happydu in Namibia
È tornato in Namibia, Carlo Motta. Cuggionese, 63 anni, nel Paese africano aveva pedalato in solitaria nel 2022. Un viaggio con una finalità sociale: sostenere i bambini e gli adolescenti del "Village Renata Mondesa" dell’associazione Happydu di Milano, attraverso una raccolta fondi. A distanza di due anni, Motta ci racconta l’utilizzo dei soldi raccolti direttamente dalla Namibia, che ha raggiunto insieme agli amici Alberto e Marilena. "Due giorni fa siamo passati a Swakopmund dal Villaggio di Happydu, l’associazione che molti di voi hanno sostenuto attraverso il mio viaggio in bici - spiega -. Erano stati raccolti allora ben oltre i 2000 euro, che uniti ai 3000 euro donati da "Bicipace" hanno fatto una discreta cifra.
Il contributo è stato utilizzato anzitutto per fornire un pasto caldo quotidiano agli oltre 200 bambini che frequentano le attività educative, doposcuola, sportive, ecc. Tutti i bambini, dai 3 ai 16 anni, abitano nelle vicine baraccopoli. L’associazione ha anche comperato delle bici per le lavoratrici del Village (anche loro arrivano tutte dalla baraccopoli), per facilitare il tragitto casa/lavoro. E poi le ragazze, meno strada fanno da sole in un ambiente complicato, meglio è. Per me è stata una grande emozione, ho rivisto alcuni ragazzi conosciuti 2 anni fa e poi un nuovo gruppo musicale ci ha dedicato alcuni canti e balli tradizionali pregandoci di estenderli a tutti gli amici".
Motta, in pensione dopo 30 anni spesi all’ente di formazione professionale Ial Lombardia come coordinatore/progettista, è l’emblema di un ciclismo solidale e fuori dalle rotte tradizionali. Dalle pedalate verso i luoghi di Peppino Impastato fino alle regioni himalayane dell’India. Nello stato africano aveva percorso oltre 1.400 km, la quasi totalità in territorio desertico. A Swakopmund c’era stato un primo incontro con i piccoli del "Village Renata Mondesa".
Era stato accolto con grandi sorrisi, a dispetto della povertà. Bambini che abitano in spazi dove non c’è acqua, corrente elettrica, fogne e dove vivere è davvero complicato. Il Villaggio è un’oasi di pace, dove trovare almeno un pasto al giorno, beneficiando di una dieta bilanciata che sopperisce a eventuali carenze alimentari. È un luogo in cui crescere sani: studiando, giocando, facendo amicizia.