
Calolziocorte, a diciannove anni ha coronato il suo sogno nella danza sportiva. Il ministro Locatelli l’ha nominata testimonial nazionale, in un libro le sue battaglie .
CALOLZIOCORTE (Lecco) Più forte degli hater; di chi a scuola la prendeva in giro; di che le diceva "sei diversa"; di chi le ha negato i suoi diritti. Più forte dei bulli, sia in rete, sui social, sia negli ambienti fisici che frequenta. È Giada "bullDown": l’anti-bulla, forte come un toro. Bulldown però non è solo il titolo del libro in cui Giada, pluricampionessa mondiale di danza sportiva parolimpica di 19 anni di Calolziocorte, racconta la sua sfida agli odiatori seriali. È anche la storia di Elio, suo papà, e di Lella, sua mamma, 59 anni lui, 60 lei, e della loro unione, tra loro e con Giada. È la testimonianza di come l’amore e la gioia, alla fine, vincano sempre.
Giada Canino è nata il 30 ottobre 2005, con un angelo custode al suo fianco che si chiama trisomia 21, la sindrome di Down. I dottori dicevano a mamma e papà che avrebbe avuto un’esistenza complicata. Invece Giada ha sempre vissuto serenamente. Finché un giorno, a scuola, un compagno la insulta: "Sei down, sei diversa". Ma cosa vuol dire "diversa?", si chiede Giada. Nulla, non vuole dire nulla, si risponde Giada. Perché la trisomia 21, la sindrome di Down, per Giada e per chi le vuole bene, non è diversità, non è disabilità: è peculiarità, è essere chi è. Una sorta di angelo custode appunto, che la aiuta a sommare esperienze, amicizie, successi nello sport e nella danza, a trovare il suo primo amore, ad andare sempre oltre e migliorare se stessa e chi le sta attorno.
Un percorso difficile, perché Giada ne ha subite tante: gli insegnanti di sostegno che mancano, i percorsi didattici non sempre adeguati, le prese in giro, gli sfottò feroci sui social quando posta video di lei che balla, il voto alla maturità negato nonostante gli ottimi risultati scolatici perché agli studenti speciali come lei viene negata la valutazione, il lavoro difficile da trovare... Giada però le ha superate tutte e oggi è un simbolo della lotta al bullismo. Anzi è testimonial nazionale contro bulli e cyberbully, nominata personalmente dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.
Giada, nella scrittura del suo manifesto contro il bullismo, è stata aiutata da Maria Claudia Conidi Ridola, cassazionista di 32 anni di Catanzaro, in Calabria, terra di origine di papà Elio, contagiata, come tanti, dalla forza di Giada. E proprio a Catanzaro è stato presentato Bulldown, con Giada e i suoi genitori. "Giada è una ragazza che purtroppo ha la sindrome di down – dice Maria Claudia – Ma purtroppo per gli altri, per lei no. Perché Giada è speciale, anzi, unica. Dà sempre il meglio di sé, a differenza di chi magari non deve affrontare le sue difficoltà. Lei ha qualcosa in più, non in meno". "Non si prende in giro nessuno", è il messaggio semplice e diretto di Giada. Che aggiunge: "Io sono bravissima, vado avanti per la mia strada, i bulli non riusciranno mai a fermarmi"