ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

La dura vita dei maiali

Cesano Boscone alcuni panini farciti con carne di maiale avariata, serviti in uno street-food, avrebbero causato un’intossicazione alimentare collettiva durante la festa patronale della Madonna del Rosario. 

Nei giorni scorsi, nel rifugio “Cuori liberi” del Pavese, erano stati abbattuti 10 esemplari dopo l’allarme peste suina scatenando la protesta degli animalisti. Sono tempi grami per questi mammiferi, per la verità da sempre abituati a una vita dura.

O almeno da quando l’uomo preistorico ha capito che il cinghiale selvatico, se addomesticato, poteva diventare una preziosissima fonte di cibo. I romani, che la sapevano lunga, li cuocevano e ne facevano grandi scorte da utilizzare come rancio per i soldati nelle battaglie. Così nacque il prosciutto cotto, che oggi è uno degli indiscussi protagonisti sulle nostre tavole.

Noi per contro ai maiali non riserviamo il debito riconoscimento nonostante millenni di succulenti servigi. Questi mammiferi grassi e paciosi continuano a rendere felici i nostri palati ma gli eredi di quei primati continuano a fregarli trasformandoli in prosciutto crudo, braciole, lonza e lardo. E quando si mette male, non esitano a metterli sul banco degli imputati come se il conservare male la carne o un’epidemia diffusa fossero colpe loro.