Fausto e Iaio, Ramelli, la strage di piazza della Loggia. Che Paese è mai questo? In che anno siamo? È il 2025 o il 1975? Non c’è dubbio, gli anni di piombo non sono mai stati più attuali, l’Italia non se n’è ancora liberata a distanza di cinquant’anni e mai potrà farlo finché non avrà dato risposte e trovato responsabilità per alcuni degli episodi più gravi che hanno puntellato il nostro passato.
L’ultima novità è la riapertura delle indagini sul duplice omicidio di Fausto e Iaio, i 19enni Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci caduti in un agguato il 18 marzo del 1978 nei pressi del centro sociale Leoncavallo di Milano. A Brescia è in corso il processo a Roberto Zorzi, mentre Toffaloni è stato condannato a 30 anni (che mai sconterà). A Milano il nome di Sergio Ramelli, vittima anch’egli della violenza politica, è ormai sdoganato nella toponomastica di (centro)destra che s’adatta ai tempi. E d’altra parte non può stupire se siamo ancora al braccio teso a Dongo. È la nostra storia, certo, e non si può dimenticare. Ma appunto, è storia. Sembra invece di vivere un eterno presente.