
Fabio Primerano, presidente Federalberghi Lombardia
Milano – “Gli operatori stanno investendo, rischiando e giocando un ruolo di primo piano nello sviluppo del sistema turistico lombardo, che ha registrato numeri sopra ogni attesa. Portando beneficio economico e impatto sociale positivo a tutto il territorio: per ogni 100 euro speso per una camera, un turista ne spende 150/250 fuori dall’hotel”.
Domai sera, mercoledì 18 giugno, Fabio Primerano, presidente di Federalberghi Lombardia, presenterà il bilancio dell’ultimo biennio all’Uptown Palace di Milano, alla presenza degli assessori regionali al Turismo e all’Innovazione Barbara Mazzali e Alessandro Fermi.
Presidente, italiani e stranieri si sono accorti della Lombardia?
“È così. Soprattutto l’ultimo anno ha visto la scoperta di tutta la regione e non solo di Milano e qualche perla. Il turismo è diffuso su tutte le 12 province, che stanno registrando un incremento al di là delle aspettative. C’è una piccola punta su cui ancora lavorare ed è il turismo nazionale, che cresce ma non come quello internazionale. Siamo comunque un’isola fortunata perché, seppur meno, avanziamo anche su quel mercato e soprattutto il flusso è ben distribuito: se guardiamo il Lazio, la meta che fa quasi il totale è Roma. Da noi anche la provincia di Varese vede incrementi importanti. Per non parlare della zona dei laghi: non solo Como o l’itinerario con le ville degli attori famosi, ma anche l’alto lago come Lecco, la zona sopra Varenna, dove si sta scoprendo un turismo più naturalistico. E poi Bellano, i paesi che si affacciano sul lago di Lugano. C’è poi tutto il tema della Valtellina, conosciuta per le piste di Livigno, Bormio e Aprica, che invece fanno numeri impressionanti anche in estate”.
Di che cifre parliamo?
“Le strutture alberghiere in Lombardia sono 2.200-2.300, l’80% costituita da hotel con una discreta parte di residence e qualche locanda. Il mercato fino a tre anni fa era ancora concentrato al 50% sui 3 stelle. Negli ultimi due anni c’è stata la crescita esponenziale dei 5 stelle soprattutto a Milano: se nel 2015 erano solo 9, oggi si sta per aprire la 32esima struttura. Anche sul lago di Como e Garda abbiamo una crescita della fascia alta. Un altro trend meno visibile per i non addetti ai lavori è la salita di categoria dei 3 stelle ai 4 stelle e dei 2 stelle ai 3 stelle. Fino all’Expo, poi, gli hotel erano costruiti con una o due tipologie di camere. Adesso ci sono più tipi che camere stesse. La media regionale è di 6 tipi per hotel. Significa che il mercato è maturato e sta rispondendo all’esigenza dei turisti, con soluzioni quasi personalizzate. Il mercato dell’ospitalità lombarda sta accelerando anche sull’evoluzione in un cambiamento dell’offerta a 360 gradi”.
Lo scorso anno quante persone ha ospitato la Lombardia nelle vostre strutture?
“Nel 2024 ci sono stati oltre 19 milioni di arrivi per 53 milioni di presenze con una crescita del 10% rispetto al 2023. Il 2025 ha ancora il segno più. Non sarà a doppia cifra, ma si continua un trend positivo. A oggi le prenotazioni su luglio e agosto vedono già una media regionale tra il 70 e il 75% e alcune zone sono sopra l’85%, quando ancora manca un mese e mezzo alla meta. Cina e India sono i due grandi polmoni: adorano l’Italia e amano la diversificazione che trovano in Lombardia”.
Chi sono gli stranieri che più frequentano la regione?
“Noi domani sera avremo tra gli ospiti il Console generale della Polonia Agnieszka Gloria Kaminska e il responsabile delle relazioni commerciali Italia-Polonia perché, analizzando i dati della domanda, abbiamo visto che tra i maggiori clienti sono entrati di peso proprio i polacchi. A dominare è sempre l’area Gas - Germania, Austria, Svizzera – che continua a essere la principale origine del turismo che arriva in Lombardia. Poi nella top five abbiamo Stati Uniti, Francia e Inghilterra che si alternano al terzo e quarto posto, e al quinto la Polonia. Monitoriamo anche l’indice di gradimento, perché è fondamentale per reputazione, e i polacchi sono quelli che negli ultimi anni e mesi hanno espresso il livello più alto di soddisfazione rispetto alle altre nazioni. Per crescita di volumi e interesse, la Polonia diventa un mercato molto importante, con un’economia in crescita più di altri big player. Prima di Cina e Spagna, c’è la Polonia, insomma. Vogliamo portare avanti un turismo di volume ma puntando alla qualità. Non significa un turismo elitario, destinato ai super ricchi ma dove un turista, indipendentemente dalla classe economica, può trovare servizi all’altezza”.
Laghi e borghi giocano un ruolo attrattivo, ma rischiano l’overtourism. Come trovare l’equilibrio?
“Destagionalizzando. Fino alla pandemia le strutture di Como rimanevano aperte fino a metà ottobre e riaprivano a marzo. Da tre anni alcuni hotel hanno iniziato a tenere aperto anche a Natale e Capodanno: hanno fatto sold out. Dobbiamo rendere la stagione più lunga possibile. Far conoscere i territori sempre e non concentrare gli interessi su un arco temporale ristretto. Uniformare e distribuire. Pianificare e promuovere meglio”.
Come vi state preparando a Milano-Cortina?
“Noi molto bene. L’anno scorso Regione ha lanciato un bando, mettendo a disposizione contributi per aiutare le strutture a riqualificarsi. Sono arrivate 640 domande e circa 560 sono state valutate meritevoli. Ogni progetto prevedeva un investimento minimo di 80mila euro. Il primo slot ha coperto 80-90 operatori, poi è stata finanziata una seconda tranche. In totale sono stati erogati 55 milioni e circa 180 strutture hanno ricevuto i fondi pubblici. Il contributo non copriva tutte le spese. Il volume reale dei progetti supera il miliardo di euro. Chi ha ricevuto mezzo milione di euro, significa che ha avviato lavori per 5 milioni. Gli operatori stanno rischiando e ci stanno credendo, soprattutto in vista delle Olimpiadi. Prendiamo anche il tema delle certificazioni energetiche a Milano e in Valtellina: sono già state ottenute da 20-25 strutture e ora si sta lavorando per estendere il bando con le Camere di Commercio”.
Sperate nell’effetto long lasting dei Giochi?
“È un’opportunità più unica che rara, anche perché l’Olimpiade sarà distribuita su più territori. Al di là delle gare, dell’evento in sé, darà un’importante visibilità mondiale alla regione. Una volta raccontate le competizioni, ci saranno reportage, documentari, articoli di blogger e post di influencer sulla gita in barca sul lago di Como, sulla ciaspolata in alta quota a Bormio, sul vino e sulla bresaola valtellinese. È quella potenza di marketing che ci metterà a disposizione l’Olimpiade”.
Solo rosee prospettive?
“Nubi all’orizzonte ce ne sono e non facciamo finta di niente. Abbiamo due guerre in corso, i dazi, iniziano ad arrivare – per fortuna poche – cancellazioni dall’America e dall’Oriente. Insomma da chi deve attraversare in aereo le zone di conflitto. Restiamo positivi, ma sempre lucidi e attenti a ogni scenario internazionale”.
Alle istituzioni cosa chiedete?
“Di non usare più due pesi e due misure. I posti letto del settore extra alberghiero superano ormai di gran lunga i nostri. Tuttavia, solo il nostro settore è stretto tra lacci e regole che non vengono per nulla applicati nell’altro comparto. Non siamo contro l’extra alberghiero, perché è sempre un modo di dare ospitalità, ma non è più tollerabile vivere a due modalità. Non siamo più davanti a chi affitta la casa della nonna o della zia per arrotondare, ma a manager che hanno in mano anche centinaia di alloggi. Perché, allora, un albergo di 20 camere deve soddisfare dei requisiti di sicurezza e 100 appartamenti affittati no? Regione Lombardia ha fatto partire solo per noi un’indagine con la richiesta di alcuni adempimenti sul tema della legionella. E chi affitta un immobile non ha tubature, split, aria condizionata e docce? Di sicuro non avrà macchinari e procedure come un hotel. Pensiamo alla tassa di soggiorno: ogni sera dobbiamo compilare un report alla Questura sui nostri alloggiati, dall’altra parte abbiamo le keybox. Senza parlare delle ricadute sociali con i lavoratori temporanei e gli universitari che non trovano più un appartamento in affitto. È come se tutti coloro che hanno un’auto potessero diventare tassisti. Ma la proprietà è un cosa e l’esercizio della proprietà un’altra”.