ARNALDO LIGUORI
Economia

Tetto al contante ed evasione fiscale: pro e contro del limite di 10.000 euro ai pagamenti

Comune per alcuni Paesi in Europa, la proposta per limitare l’uso dei contanti nel 2023 (o già nel 2022) potrebbe impattare sull’economia sommersa e sulla lotta alla criminalità

Il tetto all'uso del contante è cambiato spesso (Illustrazione di Arnaldo Liguori)

Per la decima volta in vent’anni, in Italia potrebbe cambiare il tetto all’uso del contante, cioè la soglia oltre la quale la legge vieta qualsiasi pagamento per mezzo di banconote o monete. Al momento, è previsto che dall’inizio del prossimo anno il limite passi gli attuali 2.000 euro a 1.000 euro, ma la Lega ha depositato alla Camera un progetto di legge per alzare il limite all’uso del contante fino a 10.000 euro. La proposta ha già diviso la politica e si è attirata alcune critiche, soprattutto per gli effetti che avrebbe sul mercato sommerso, sull’evasione fiscale e sul crimine organizzato.

Il tetto all’uso del contato è stato modificato da quasi ogni governo degli ultimi vent’anni, passando da un massimo di 12.500 euro durante il secondo governo di Silvio Berlusconi a un minimo di 1.000 euro fissati da Mario Monti nel 2011.

Il legame tra contanti ed evasione fiscale

Uno studio della Banca d’Italia condotto l’anno scorso, ha scoperto che un aumento dell’1 per cento delle transazioni in contanti ha portato ad un aumento tra lo 0,8 e l’1,8 per cento dell’economia sommersa. In sintesi, innalzare la soglia dei pagamenti, fa crescere le transazioni in nero.

Gli autori dello studio hanno specificato che ci sono dei limiti nel controllare tutti i fattori che influenzano la propensione delle persone a evadere le tasse, tuttavia, “le evidenze raccolte indicano che vincoli più stringenti all’uso del contante possono essere uno strumento efficace per contrastare l’evasione fiscale”.

Anche un’altra ricerca, pubblicata nel 2020 dal Centro per gli studi economici e finanziati dell’Università di Napoli, sostiene che ridurre il tetto all’uso del contante aumenti le entrate del fisco. Benché, se il limite è molto stringente, rischia di limitare la privacy e penalizzare le persone più anziane, meno avvezze a usare pagamenti elettronici.

 

Il legame tra contanti e criminalità

Decine di studi condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che esiste una correlazione tra la circolazione del denaro contante e il riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite. Il traffico di droga, le tangenti, il pizzo, il commercio di armi: tutte queste transazioni si pagano in contanti. Anche per questo la proposta della Lega non è stata accolta favorevolmente dalla coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, per la quale “non è un segnale positivo per la lotta alla mafia”.

Secondo un recente rapporto dell'Europol – l’ente che coordina le polizie europee – “il riciclaggio di denaro continua a basarsi fortemente sui metodi tradizionali e coinvolge il contante in qualche fase del processo, nonostante l'aumento delle nuove tecnologie”.

Un vasto studio del Bundesbank pubblicato nel 2017 ha ipotizzato una società in cui sono vietati i pagamenti in contanti e ha concluso che questo porterebbe a una riduzione dell’economia sommersa tra il 2 e il 20 per cento, una riduzione della corruzione tra l’1,8 e il 18 per cento e una riduzione della criminalità tra il 5 per il 10 per cento. Ovviamente, afferma lo studio, questo non eliminerebbe i proventi del crimine, che sempre più spesso usano mezzi diversificati, tra cui le sempre più frequenti criptovalute.

 

Come funziona in Europa

A livello macroeconomico, se guardiamo agli altri Paesi, la correlazione tra uso del contante ed economia sommersa non è sempre così chiara. Ci sono dieci Paesi, nell’Unione europea, che non hanno alcun tetto (Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi) e alcuni di questi hanno un livello contenuto di evasione fiscale.

Secondo un’indagine della Deutsche Bank del 2017, Germania e Austria sono Paesi ad alta intensità di contante con economie sommerse relativamente piccole. Tuttavia, scrivono gli autori, “in molti casi il grado di utilizzo del contante e la dimensione dell'economia sommersa sembrano essere correlati: Spagna, Italia e Grecia sono caratterizzate da un uso intenso del contante e da grandi economie sommerse, mentre i Paesi con un uso relativamente basso del contante tendono a mostrare bassi livelli di attività sommerse (Paesi anglosassoni, Svizzera, Paesi Bassi e Francia)”.

In altre parole, il volume dell’economia sommersa è solo in parte legata all’utilizzo del denaro contante. Tuttavia, benché introdurre un tetto possa avere solo effetti limitati, è comunque uno strumento di lotta all’evasione.

 

Una questione di libertà

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha affermato che innalzare il tetto al contante ridurrebbe burocrazia, dando ai cittadini più libertà. Sebbene non sia chiaro il legame tra burocrazia e uso del contante, la questione della libertà è invece stata ampiamente trattata in ambito accademico.

Sempre nel citato studio della Bundesbank, si afferma che “l'abolizione o la stretta limitazione del denaro contante comporta il rischio di indebolire seriamente la fiducia nelle autorità statali”. Da sempre, disporre di denaro contante è sinonimo di libertà per il cittadino nei confronti del potere pubblico.

In conclusione, i rischi per la fiducia dei cittadini nello Stato e i disagi per le fasce più anziane della popolazione devono essere bilanciati con i benefici della riduzione dell’evasione fiscale e della lotta alla criminalità.