JESSICA CASTAGLIUOLO
Economia

Indagine Istat 2024: in Italia più si è giovani più si rischia di essere in difficoltà economiche

Il reddito di lavoro ha visto affievolirsi nel tempo la capacità di contrastare la povertà delle famiglie. Cresce la povertà individuale tra gli occupati. E la natalità crolla

Le retribuzioni non hanno tenuto il passo con l’inflazione

Le retribuzioni non hanno tenuto il passo con l’inflazione

Milano – L’istantanea scattata dall’Istat va osservata in controluce. L’Europa tutta rallenta. Un contesto nel quale l’Italia, dopo vent’anni di stagnazione, si distingue per essere cresciuta a un ritmo più elevato rispetto alla media del vecchio continente, con un pil nel 2023 che vale 0,9 punti percentuali, superando lo 0,7 di Francia e lo - 0,3 della Germania, ma non il 2,5 della Spagna. La retrospettiva cambia però lo scenario complessivo: guardando all’andamento del pil dal 2000 a oggi, la ripresa è stata parziale, tanto che solo alla fine del 2023 si torna ai livelli del 2007. In 15 anni si è accumulato un divario di crescita di oltre 10 punti con la Spagna, 14 con la Francia e 17 con la Germania.

Il lavoro in Italia

La stagnazione della produttività del lavoro, emerge dall’indagine, è uno degli elementi che ha caratterizzato il debole andamento negli ultimi vent’anni. In volume, il pil per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l’1,3 per cento tra 2007 e 2023, contro il 3,6 in Francia, il 10,5 in Germania e il 15,2 in Spagna. Una crescita che impone relativismo. Qualche esempio: se l’occupazione femminile nel 2023 è positiva rispetto agli ultimi anni, confrontato con le altre economie europee precipita agli ultimi posti. Per le donne, l’incidenza del part-time in Italia è quattro volte superiore a quella degli uomini (rispettivamente 31,4 e 7,4 per cento).

Aumenta il lavoro povero

Ancora, se è vero che nel 2023, gli occupati sono aumentati in media del 2,1 per cento (+481 mila unità) - seguendo una crescita del 2,4 per cento nel 2022- l’Italia conserva ancora una quota molto elevata di lavoratori in condizioni di vulnerabilità economica. Basti pensare che nel 2023 oltre la metà dei lavoratori part time tra i 15 e i 64 anni vorrebbe lavorare di più. L’incidenza raggiunge quasi il 70 per cento tra gli uomini e un picco tra i residenti nel Mezzogiorno, con quasi 9 lavoratori su 10. Tra il 2013 e il 2023 inoltre, il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5 per cento mentre nelle altre maggiori economie europee è cresciuto a tassi compresi tra l’1,1 per cento della Francia e il 5,7 per cento della Germania.

Le disuguaglianze e i giovani

La crescita non si è tradotta in un appianarsi delle disuguaglianze nella pancia del paese. Le retribuzioni non hanno infatti tenuto il passo con l’inflazione e la spesa per consumo delle famiglie sono diminuite in termini reali, divaricando ancora più la distanza tra le famiglie più e meno abbienti. Nel capitolo che l’indagine dedica alla qualità della vita degli italiani affiorano disparità generazionali significative: sono i giovani a scontare il prezzo più alto. Più una persona è giovane, più è probabile che abbia difficoltà economiche. Versano in povertà assoluta il 9,8 per cento degli italiani, tre punti percentuali in più rispetto al 2014 e tra questi i minorenni sono 1,3 milioni, con un’incidenza del 14 per cento. Significativo che l’incremento ha riguardato principalmente le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli: nei 10 anni, l’incidenza di povertà individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9 per cento nel 2014, al 5,3 per cento nel 2019 fino al 7,6 per cento nel 2023. 

Il calo delle nascite

Sullo sfondo, la natalità in picchiata: anche se i decessi si riducono dell'8% rispetto al 2022, il saldo naturale della popolazione resta negativo. Complice anche il venir meno della spinta che la popolazione straniera ha esercitato sulle nascite a partire dai primi anni Duemila. Il conto è salato: 200mila bambini in meno nel 2023. Nonostante segnali concreti di crescita insomma, il reddito di lavoro ha visto affievolirsi nel tempo la capacità di contrastare la povertà delle famiglie, mentre a cristallizzare la distanza tra giovani e anziani non è solo l’andamento della piramide demografica, ma anche quello della piramide sociale.