REDAZIONE ECONOMIA

Il conto salatissimo per la Lombardia dell’accordo tra Unione europea e Trump sui dazi al 15%

Esportazioni sotto scacco: dall’automotive alla farmaceutica, tutti i settori del made in Italy a rischio dopo l’accordo tra Donald Trump e Ursula von der Leyen

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump (a destra) e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen (a sinistra) parlano alla stampa dopo l'accordo sui dazi

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump (a destra) e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen (a sinistra) parlano alla stampa dopo l'accordo sui dazi

Milano – L’accordo raggiunto domenica 27 luglio tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sui dazi al 15% rappresenta un colpo durissimo per l’economia lombarda, che si trova a dover fronteggiare uno dei suoi maggiori choc commerciali degli ultimi decenni.

Secondo l’indagine condotta da ReportAziende.it, i nuovi dazi del 15% – che aumentano di sei volte le tariffe del 2,5% precedenti all’elezione del repubblicano – colpiranno una quota dell’export italiano superiore ai 42 miliardi di euro, con perdite annuali oltre i 6,3 miliardi. In Italia – che ricordiamo essere la sesta potenza commerciale del mondo – la Lombardia emerge come la regione più esposta, insieme a Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, dove la presenza di filiere fortemente orientate all’export rende il sistema particolarmente vulnerabile.

I settori più colpiti

I cinque settori manifatturieri più rappresentativi delle esportazioni lombarde verso gli Stati Uniti sono meccanica (21,1%), moda (15,0%), metalli (12,8%), farmaceutica (9,9%) e chimica (9,1%), seguiti da apparecchiature elettriche (7,4%) e alimentare (7,1%). Proprio questi comparti pagheranno il prezzo più alto dell’escalation commerciale.

La farmaceutica branded, con 12 miliardi di export verso gli Stati Uniti, potrebbe subire una contrazione da 1,8 miliardi di euro. La meccanica industriale, che rappresenta uno dei comparti più solidi dell’export lombardo, rischia perdite analoghe. Come sottolinea Giuseppe Pasini di Confindustria Lombardia, “le penalizzazioni più forti sono per settori come il farmaceutico, la moda, la meccanica. Tutti comparti ad alto valore aggiunto”.

Anche l’automotive – settore che vale circa 7 miliardi l’anno solo nella componentistica – la moda di fascia alta, il vino doc/dop, il design e l’elettronica medicale subiranno contraccolpi significativi, con riduzioni stimate tra 300 milioni e 900 milioni di euro ciascuno.

Approfondisci:

Accordo sui dazi Usa-Ue, l’euro affonda. Gelo della Francia: sottomessi a Trump. Giallo sulla web tax

Accordo sui dazi Usa-Ue, l’euro affonda. Gelo della Francia: sottomessi a Trump. Giallo sulla web tax

L’impatto occupazionale

La pressione sui margini delle imprese lombarde si tradurrà inevitabilmente in un impatto sull’occupazione. A livello nazionale, si stimano tra 15.000 e 18.000 posti di lavoro a rischio, con una concentrazione significativa nelle regioni del Nord. In Lombardia sono 1.400 le imprese a partecipazione statunitense, ovvero il 20% circa delle imprese a partecipazione estera in regione, e gli Stati Uniti rappresentano il primo partner commerciale extra-europeo con una quota di export del 9,5%.

Le sfide per le imprese

Come evidenziato dagli analisti, l’alternativa per l’Europa “non era un accordo migliore. Era l’incertezza. E in economia, l’incertezza è un dazio più subdolo di qualsiasi tariffa”. Tuttavia, le imprese lombarde dovranno ora affrontare una nuova fase fatta di riorganizzazione interna, revisione delle strategie di prezzo e investimenti in innovazione.

Il problema si aggrava considerando che “alla tariffa del 15% si somma la svalutazione del dollaro, che arriva al 13%, un implicito aumento di prezzo. Siamo già al 23%”, come evidenzia l’analisi di Confindustria Lombardia.

Prospettive future

L’accordo Ue-Usa, pur rappresentando un punto di equilibrio negoziale che ha evitato i dazi del 30% inizialmente minacciati da Trump, per gli analisti di ReportAziende.it, “non garantisce la tenuta del sistema produttivo lombardo”. Le imprese saranno chiamate a reagire con strumenti pubblici e privati per trasformare questa fase critica in un’occasione di rilancio.

Senza misure strutturali a supporto, il rischio concreto è che questa pressione fiscale indiretta comprometta la crescita di molti settori trainanti dell’economia regionale, mettendo in discussione la leadership manifatturiera lombarda sui mercati internazionali.