
Installazione choc al Museo di Storia Naturale: dal Premio Oscar a Helena Christensen e Willem Dafoe. In 12 foto appaiono come se fossero strangolati dalla plastica. "Prezzo alto per chi si espone, vale la pena".
Nessuna posa da star. L’attrice Susan Sarandon, 79 anni portati meravigliosamente, più di 160 film alle spalle, premio Oscar, una vita da attivista e donna libera, ha sempre portato avanti le battaglie in cui crede. Come questa. Varca la soglia del Museo di Storia Naturale di Milano, per la prima assoluta mondiale dell’installazione Breathtaking, ideata, realizzata dal fotografo Fabrizio Ferri (nella foto sotto), per denunciare l’effetto devastante delle plastiche e delle microplastiche negli oceani. Una mostra choc. "Ho partecipato perché era importante farlo - dice Susan - gli oceani sono l’inizio dell’umanità e se scompaiono, spariamo anche noi. È importante capire quanto le nostre vite siano inquinate dalle nanoplastiche, che sono finite persino nel latte materno e nel cibo che mangiamo ogni giorno. Dobbiamo affrontare questo problema e farlo con urgenza, perché la plastica passerà dai 500 milioni di tonnellate di oggi a 1,2 miliardi di tonnellate nei prossimi anni e tutti noi abbiamo il potere di chiedere un cambiamento, se non vogliamo finire nella bara come quella in mostra". Sarandon è una delle star, insieme a Helena Christensen, Misty Copeland, Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg, Gala Gonzalez, Julianne Moore, Bridget Moynahan, Carolyn Murphy, Isabella Rossellini e Naomi Watts, ritratte come se fossero asfissiate dalla plastica. Dodici grandi immagini scattate da Fabrizio Ferri ("La loro adesione al progetto è stata immediata e sentita", racconta Ferri) appese ad un parete nera, trafitta da chiodi in ferro battuto forgiati a mano. Al centro dell’opera, a sottolineare il legame tra inquinamento e conseguenze, una bara trasparente, piena d’acqua. Marina Abramovich ha contribuito proponendo l’utilizzo di cuffie insonorizzanti che trasportano i visitatori nel silenzio assordante degli abissi marini. "L’arte deve scuotere le coscienze", ha rimarcato Gabriella Nobile, founder Nobile Agency. "Il prezzo per chi si espone è molto alto, ma non possiamo lasciarci paralizzare dalla paura", aggiunge Susan Sarandon. "La forza letale della contaminazione dei mari e degli oceani che causiamo con la plastica e le microplastiche - riflette Fabrizio Ferri - non uccide solo gli oceani, ma noi stessi". Tutto questo è anche frutto del capitalismo: "È evidente - sottolinea la protagonista di film come Thelma e Louise - che non funziona, che abbiamo bisogno di un’alternativa, di un nuovo sistema, perché vediamo la classe media scomparire e i ceti inferiori che lottano per sopravvivere, ma per fare questo ci vogliono tanti anni e noi dobbiamo impegnarci sui problemi ora". Ferri ha svelato com’è nato il progetto. "Mia figlia Emma, qualche tempo fa, mi ha inviato alcune inquietanti fotografi di un delfino e di una foca soffocati da sacchetti di plastica e la domanda “che puoi fare?“. Da quelle immagini ho acquisito una nuova consapevolezza...". Il difficile è passare dalla consapevolezza all’azione, o meglio alle azioni collettive che potrebbero determinare l’inversione di tendenza. Per questo in dialogo con l’Università Cattolica, all’ingresso i visitatori potranno approfondire il tema (Plasticalling) con un approccio che unisce arte e scienza. Per andare oltre la denuncia. Stefania Consenti