L’arte fra le colline. Nel Giardino delle Esperidi tutto è magia

Prima nazionale di Persephone e tanti altri eventi

Prima nazionale di Persephone e tanti altri eventi

Prima nazionale di Persephone e tanti altri eventi

Accogliere il rito. Da qualche parte fra le colline. Essere parte di una celebrazione (laica), in cui le performing arts tornano a dialogare con il paesaggio. Che poi è una delle caratteristiche de Il Giardino delle Esperidi. La sua matrice originaria. Da domani al 13 luglio, una 21esima edizione negli orizzonti del Monte di Brianza e di Lecco, fra Parco del Monte Barro e il Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Distanza da Milano: 40 minuti. E come premio si sente un fresco che non ci si crede. Cartellone ispirato. Organizzato da Campsirago Residenza, direzione di Michele Losi. Tanti i nomi in agenda e i progetti non allineati, sotto il titolo: "Dal tramonto all’alba, dall’alba al tramonto". Che fa subito un po’ film splatter anni ’90. In una programmazione che coinvolge l’intera giornata. Letteralmente.

Da non perdere la prima nazionale di "Persephone La Notte - L’alba si presentò sbracciata e impudica", performance site specific di Phoebe Zeitgeist per la regia di Giuseppe Isgrò. Sabato da mezzanotte ci si perde fra i boschi. Chissà poi se ci si ritrova. Ma in giornata anche i lavori di Serli/Collavino e Alice e Davide Sinigaglia. Venerdì i Lemming e "Boiler Room - Generazione Y" di Ksenija Martinovic. In settimana i lavori di Losi, Motus ("Daemon", venerdì 11), Kronoteatro con Francesca Sarteanesi, i Sotterraneo. Tante proposte collaterali: percorsi tematici, iniziative per i più piccini, tavole rotonde. Occasioni preziose di confronto. Specie ora. Nel settore sta crescendo infatti un malumore imponente dopo le ultime decisioni ministeriali sui finanziamenti a festival e palcoscenici. La sensazione è che ci si prepari a un durissimo scontro politico. Ma per questo sarà fondamentale ritrovarsi in tanti, uniti e senza quello sguardo dolente di chi si sente figlio di un dio minore. Ne sarà in grado il teatro? Diego Vincenti